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Abbiamo pubblicato in rete il programma di Identità Golose 2017, a Milano da sabato 4 marzo a lunedì 6, con tante novità e tante conferme, una nel segno del piatto italiano più famoso e mangiato nel pianeta intero: la pizza.

Identità di Pizza è confermata di lunedì e tornerà a occuparsi espressamente di pizza dove che nelle ultime edizioni gli orizzonti si erano allargati al punto abbracciare anche il mondo del pane e quello dei lievitati dolci. E, nota molto importante, saranno numerosi i relatori che nelle loro pizzerie propongono pizze di scuola napoletana. A conferma che la qualità è fatta dalle persone e non dalle etichette e dalla retorica.

Vale la risposta che, oltre trent’anni fa, il presidente Giampiero Boniperti diede al giornalista che gli domandava che calciatore avrebbe acquistato per rafforzarsi: «La Juve ne prenderà uno bravo». Ecco: a noi interessano i bravi pizzaioli e le buone pizze. Ovunque siano nati, vivano e lavorino.

Paolo Marchi
 

La pizza compagna di viaggio

Identità di Pizza 2017 cambierà le regole del passato. Si ritorna al tema principale della giornata istituita da Paolo Marchi per il suo Congresso più prestigioso senza digressioni (almeno per questa edizione) sul pane e sui lievitati in generale. Peraltro con un forte accenno su quella forma di pizza che secondo i più è la "vera" pizza.

Riavviciniamoci quindi per un momento al modello partenopeo di una pizza più “facile”, riletta negli impasti, nelle lievitazioni e negli ingredienti, con varianti nazionali che tracciano il viaggio nel tempo e nello spazio del piatto e del pizzaiolo che la realizza. Perché la risalita della pizza, dalla fossa di una tradizione degenerata in abitudine verso la luce della contemporaneità, ha il sapore di un viaggio dal quale i pizzaioli più accorti hanno tratto esperienze ed elementi di cambiamento importanti.

Il racconto di ognuno dei relatori di Identità di Pizza 2017 sarà tappa di un viaggio a ritroso verso la semplicità, da rivivere con gli assaggi e le riflessioni sul gusto, la scelta degli ingredienti, gli abbinamenti, la sensibilità nutrizionale e verso l’ambiente. E’ la storia che si ripete ciclicamente, con fasi di provocazione che si alternano a momenti di ritorno alla semplicità del punto di partenza. Ogni volta, però, con maggiore qualità delle persone e dei prodotti.

In questi prossimi mesi accanto a loro, come ogni anno, Università della Pizza sarà luogo di discussione, sperimentazione e prove di palco, per preparare al meglio un appuntamento irrinunciabile per i professionisti della pizza italiana (nella foto, Piero Gabrieli sul palco di Identità di Pizza 2016, in compagnia di Francesca Barberini).

Con i migliori auguri di buon Natale.

Piero Gabrieli
 

Tutti i protagonisti di Identità di Pizza a marzo a Milano

Interessante come sempre e forse più di sempre, il programma di Identità di Pizza, la sezione speciale all’interno di Identità Milano dedicata al mondo del disco lievitato più goloso che ci sia (lunedì 6 marzo dalle 10,20 in Sala Blu2 del MiCo di Milano).

Si partirà subito fortissimo con un duo d’eccezione: appunto alle 10,20 saliranno sul palco Massimiliano Prete, sempre più sugli scudi con la sua pizzeria Gusto Divino di Saluzzo (Cuneo) – e ha replicato anche ad Alba con Gusto Madre - e lo chef albese per eccellenza, anche se di natali lombardi, uno dei maggiori rappresentanti dell’alta cucina italiana, Enrico Crippa del Piazza Duomo.

Alle 11,10 si continua con Corrado Scaglione, dell’Enosteria Lipen di Triuggio (Monza e Brianza), un indirizzo sempre più apprezzato dai gastrofanatici. Alle 12 si andrà addirittura all’estero, grazie a Gennaro Nasti, protagonista di una storia di successo a Parigi, come vi abbiamo raccontato qui, e da qualche mese impegnato con la sua nuova creatura Popine ed ora anche con la seconda insegna, quella più gourmet, Bijou, sempre nella capitale francese. Chiuderà la mattinata, alle 12,50, un maestro riconosciuto degli impasti, il “pizzaricercatore” Renato Bosco del Saporè di San Martino Buon Albergo (Verona).

Dopo la pausa, nel pomeriggio, si rimarrà in Veneto ma ci si sposterà nella provincia di Vicenza, alle 14,10 microfono infatti al talentuoso Riccardo Antoniolo dell’Ottocento Simply Food di Bassano del Grappa. E’ invece un successo tutto metropolitano, anzi per la precisione meneghino quello di Giorgio Caruso del Lievità di Milano, di scena alle 15.

Non potevano mancare i rappresentanti della capitale mondiale della pizza, Napoli. Tre indiscussi maestri sul palco, alle 15,50 Ciro Salvo del 50 Kalò e alle 17,30 Giuseppe e Simone Vesi, padre e figlio, di Pizza Gourmet. In mezzo a loro, alle 16,40, anche un ospite internazionale: sarà Sarah Minnick del Lovely’s Fifty-Fifty di Portland, nell’Oregon, Usa (nella foto, proprio una sua pizza).

Ma non è tutto: perché, a testimonianza come ormai il mondo della pizza contemporanea sia allo stesso livello dell’alta cucina, a Identità Milano ci sarà anche Franco Pepe, della Pepe in Grani di Caiazzo (Caserta), eletto primo pizzaiolo al mondo dalla guida Where to Eat Pizza di Daniel Young. Per lui l’onore di una lezione direttamente sul palco dell’auditorium principale, dove salgono gli chef migliori del pianeta: appuntamento domenica 5, alle 18. Con lui sarà anche la stessa Sarah Minnick.
CP
 

Impasti buoni e anche sani: la battaglia di Riccardo Antoniolo

Se qualcosa caratterizza Riccardo Antoniolo, è un originale connubio tra tecnica e scienza da una parte, prodotto e attenzione alla naturalità (e salubrità) dall’altra. Cerca una sintesi efficace di tutto questo, perciò disegna un percorso originale che gli è valso la chiamata a Identità Milano, sarà tra i relatori della prossima edizione d’Identità di Pizza, come scriviamo anche sopra.

Bassanese classe 1975, è stato (ed è) nell’ordine prima cuoco, poi pasticcere, infine anche pizzaiolo: insomma la pizza non come defatigante trampolino di lancio, bensì punto di (parziale) arrivo di un percorso tutto interno al mondo goloso. E – lo accennavamo prima – anche del sano: perché dopo aver imparato a stare ai fornelli e al forno, dopo aver tanto studiato anche le implicazioni chimiche e fisiche della cottura, per Antoniolo la nuova frontiera – lui è uno di quelli che non si accontenta mai e cerca sempre il proprio Far West – è «la ricerca sul rapporto tra quello che mangiamo e ciò che accade al nostro metabolismo. Il compito del cuoco moderno, e lo stesso dicasi per il pizzaiolo e il pasticcere (lui riassume in sé le tre figure, ndr), non è solo quello di proporre il Buono e il Bello, ma trovare il punto di connessione con un corretto impatto metabolico. Una sfida per i prossimi 50 anni», lui la chiama “cucina funzionale”.
E’ una battaglia nuova, in cui principi in nuce Antoniolo già applica al suo Ottocento Simply Food, aperto nel 2008 a Bassano del Grappa (Vicenza).

Oggi vi propone impasti «che sono un’intersecazione tra la tecnica del panettone e quello della ciabatta», ma per fare la pizza. Passano attraverso scrupolose fasi di fermentazione, maturazione e lievitazione. Usa farine diverse, una frumento tipo 2 di base «ma poi via via farro, segale, grano saraceno, avena, farro integrale…». Si diverte, ma non perde mai di vista il fatto che Ottocento è un locale da 150 coperti (che scenderanno a 110 tra qualche mese) e 20 dipendenti, «devo fissare standard facilmente replicabili».

Carlo Passera
 

E sul palco a Milano ci saranno anche i Vesi padre e figlio

Prossimamente padre e figlio sul palco di Identità di Pizza. Stiamo parlando di Giuseppe e Simone Vesi, terza e quarta generazione di pizzaioli napoletani. Hanno la pizza nel dna. Giuseppe ha imparato dagli insegnamenti, a sua volta, del padre, che lavorava per terzi e faceva gli extra nei locali nei weekend. Dopo varie esperienza presso diverse pizzerie partenopee, ha poi aperto la sua prima insegna, Pizzeria Vesi, in via Tribunali e oggi ha due indirizzi Pizza Gourmet al Vomero e sul lungomare.

Simone, 18 anni, dunque nato tra impasti e forni, dopo gli studi all alberghiero e l’Università delle Pizza, si è appassionato al lievito madre e alla maturazione e lievitazione degli impasti.

Oggi lavorano in parallelo e insieme, divisi e uniti nei due locali, proponendo una pizza partenopea in chiave gourmet: cornicione alto e alveolatura ampia, disco sottile e cottura ad altissima temperatura come da tradizione. Menu ricco che gira su due impasti: classico con Petra 3, impasti indiretti con biga, acqua e sale; integrale con Petra 9. Per le farciture prediligono prodotti selezionati di forte identità territoriale e non, come per esempio la pizza Fantasia di colori e sapori con pomodorino Corbarino, pomodorino del Piennolo e pomodorino giallo del Vesuvio, mozzarella fior di latte di Agerola e fiocchi di ricotta di bufala campana, olio extravergine biologico del Cilento e basilico. Racconteranno la loro storia e le loro tecniche il 6 marzo 2017 a Identità Milano.

Tania Mauri
 

Chef e pizza - Quella rustica, ossia gourmet, di Alex Gilmozzi

«La questione è semplice, in fondo: non si è grandi pizzaioli senza essere anche ottimi cuochi, perché occorre avere anche le competenze di questi ultimi per proporre un topping di assoluta qualità. E’ in questo incrocio che si trovano i punti in comune tra le due realtà» spiega Alessandro Gilmozzi, alla guida dei fornelli pluripremiati de El Molin di Cavalese, ma che si aggiunge al lungo elenco di chef “con le mani in pasta” perché da tempo impegnato a proporre anche una pizza gourmet nella sua seconda insegna, la pizzeria Excelsior, sempre nella cittadina trentina.

E’, questo, un locale storico a Cavalese, aperto nel 1962 e da sempre gestito dalla famiglia Gilmozzi. Prima di Alessandro se ne occupava il fratello Stefano: «Lui all’Excelsior aveva scelto un format di buona qualità e grandi numeri. Io, che mi occupo dell’insegna da 6-7 anni, ho affiancato a una pizza di buona fattura, con farine Molino Quaglia, anche un’altra, che chiamo “pizza rustica” e non gourmet perché questa parola in valle intimidisce un po’».

E dunque, impasto con farina Petra 9, lievito madre e lievitazione minimo 36 ore, lo stile è un “classico rivisitato” che occhieggia alla tradizione napoletana, ma con qualcosa in più, «mi ispiro al lavoro di Franco Pepe». La pasta è stesa a mano sulla pala, cotta a metà, farcita e poi ultimata di cottura.

Non è una pizza “alla Padoan”, per intenderci, niente impasto alto e spicchi, «l’obiettivo è comunque avere un disco equilibrato e digeribile». Il plus sono i topping, «selezioniamo il meglio d’Italia, dal pomodoro del Piennolo alla colatura di alici di Cetara, al radicchio trevisano Dop». C’è una proposta creativa a settimana, «ad esempio la pizza Capesante, tartufo nero e porri abbrustoliti nel forno», in sostanza Gilmozzi prende il meglio de El Molin e lo trasferisce nel condimento del disco lievitato. «Mi diverto molto. Avendo un ristorante blasonato, tutti si aspettano qualcosa in più. Ma va bene: la gente deve capire che anche in pizzeria si può fare un’esperienza gourmet».

Prima di Gilmozzi, gli altri grandi chef ad averci raccontato il loro rapporto con la pizza sono stati Ugo Alciati, Moreno Cedroni, Nino Di Costanzo, Andrea Mattei, Peter Brunel e Nobuya Niimori.
CP
 

Giorgio e Chiara a Vicenza con tre topping speciali per Natale

A Vicenza la tappa obbligata per gli amanti della miglior pizza è il ristorante-pizzeria Giorgio e Chiara (Via Ca' Balbi 377, tel. +39.0444.911004). L’insegna riporta il nome dei due titolari, Giorgio e Chiara Marchesan, coppia sul lavoro e nella vita, lui sta in cucina e fa il “jolly” all’occorrenza, lei tra i tavoli a curare il rapporto con i clienti.

Idee chiare e pochi fronzoli: la pizza è pizza. Questo è Giorgio, cuoco figlio d’arte con una lunga esperienza in Italia e all’estero, soprattutto in grandi hotel come il Four Seasons di Milano.

Propone un unico impasto con farina Petra 3 e Petra 9, pochissimo di lievito di birra - ha usato il lievito madre ma era di difficile gestione per il suo locale - e 48 ore di lievitazione con biga per tre diverse tipologie di pizza: italiana, napoletana e gourmet.

«Amo molto la pizza e per me gli ingredienti, che seleziono e tratto personalmente privilegiando le eccellenze italiane e del territorio, devono andare in cottura, anche per quella gourmet» ci spiegano i Marchesan, che per Natale propongono tre topping gourmet speciali: la Santa Lucia, con un sugo di carciofi e zafferano San Gavino, mozzarella fior di latte locale, lamelle di carciofi spadellati e filetti di orata che cuociono sulla pizza; la San Nicola, con una crema di cime di rapa dal colore molto brillante, mozzarella fior di latte, cime di rapa e, fuori cottura, salmone scozzese e ricotta di mucca; infine la Befana, una base di sugo di cardi, mozzarella fior di latte, cardi e scampi e lardo in cottura e, in chiusura, gocce di una bisque di scampi (il motto alla Giorgio e Chiara è: “Usare ogni prodotto al 100%”).

La pizza preferita? Ovviamente una base napoletana con cornicione pronunciato, pomodoro San Marzano Dap, alici di Cetara, mozzarella di bufala campana Dop, zest di limone in cottura e poi, per gli ultimi 20 secondi di ripasso veloce in forno anche qualche goccia colatura di alici.
TM
 

Grazie al Capitano, la pizza è una cosa seria anche a Dubai

La foto è stata scattata a inizio novembre a Dubai durante la prima edizione all’estero di PizzaUp. Lui è Fortunato Ostacolo, cuoco e pizzaiolo campano di Torre Annunziata che il prossimo mese di maggio compirà 44 anni. Ha lavorato molto all’estero. Nel 2002 ad esempio era a Sydney, poi New York, quindi a Panarea nelle Eolie dove avrà modo di conoscere, lui in cucina, l’altro in sala, quello che lui tuttora chiama sempre e solo Il Capitano.

Trattasi di Fabio Cannavaro, il capitano dell’Italia campione del mondo di calcio nel 2006 in Germania. «Veniva in vacanza con la sua barca alle Eolie e frequentava il mio ristorante, nove anni di ristorazione lì e nell’autunno 2013 eccomi negli Emirati grazie a lui. Qui c’è un tifo importante per la Juve e lui, il Capitano, allenava qui». Come dire due più due uguale quattro: «Voleva poter mangiare una pizza margherita autentica e mi chiese, visto che aveva una quota nel Lounge Cafè Italiano, di impostare il lavoro. Dovevo rimanere tre mesi, sono già tre anni che vivo e lavoro qui». Piuttosto è stato Cannavaro a lasciare Dubai per trasferirsi in Cina.

Non è facile fare qualità lì, tra il deserto e i grattacieli. Per la Margherita solo ingredienti Dop, ma è dura anche perché costa tutto tanto, anche il prodotto di scarsa qualità. E tutto in pratica passa attraverso canali distributivi francesi che, ovviamente, prima piazzano con i loro rappresentanti il made-in-France e poi, con calma, il made-in-Italy. Idem al momento della spedizione: se resta spazio vuoto, si carica anche quanto italiano. Lo faremmo anche noi, solo avessimo una testa e un sistema diversi.
pm
 

Il calendario dei big napoletani, per una buona causa

“L’unione fa la forza” è un detto che prende spunto da un simbolo di origine etrusca adottato dai romani, il fascio di verghe legate intorno a una scure. Vuole mostrare che quando più persone o più elementi concorrono uniti nel volere la stessa cosa è più facile è ottenerla. Ecco, per la prima volta nove tra i migliori pizzaioli campani si sono incontrati e insieme, nel nome della pizza, hanno presentato, giovedì 15 dicembre presso il celebre museo di Capodimonte, un nuovo progetto: il Calendario One Pizza.

Stiamo parlando di Antonio Starita, Enzo Coccia, Guglielmo Vuolo, Ciro Salvo, Attilio Bachetti, Franco Pepe, Gino Sorbillo, Francesco e Salvatore Salvo, grandi nomi spesso giudicati nemici e antagonisti che invece, durante una serata conviviale, hanno dimostrato di essere amici e colleghi con una gran voglia di unione, di iniziative collettive per dar forza al gruppo, in nome dello street food campano più amato nel mondo.

Così tra serio e faceto - potevate immaginarli in versione Beatles con pale sotto il braccio come la celebre copertina di Abbey Road? - si sono messi in posa lontano dal forno per dodici ritratti pensati e realizzati da Salvio Parisi, che parlano di ingredienti e strumenti, di mestiere e passione, di metodo e disciplina, ma anche di coralità, radici e cultura della cucina del Sud. Accomunati nella passione per il loro lavoro e nel sostenersi l’un l’altro, ma anche insieme per una buona causa: il Calendario One Pizza supporta il progetto “Re-Life” per la ristrutturazione del reparto rianimazione al Santobono di Napoli, raccogliendo in appositi salvadanai libere donazioni per le mille copie in distribuzione nelle otto pizzerie del gruppo durante il periodo natalizio. Potevamo sperare di meglio? (Sul tema, leggi anche l'articolo scritto qui da Paolo Marchi)
TM
 

Aniello Falanga all'Haccademia concia le pizze... per le feste!

Haccademia (via Panoramica Vesuvio 8 a Terzigno. Tel. +39081.3624016) è un nome insolito per una pizzeria, tanto più se si trova nel cuore caldo della Campania, ai piedi del Vesuvio. Ma non è casuale e ha un significato ben preciso come ci spiega il proprietario, nonché pizzaiolo, Aniello Falanga: «Vogliamo che nel nostro locale si faccia cultura della pizza e dei prodotti che ricerchiamo con tanta cura. Abbiamo la fortuna di essere in un territorio bellissimo e ricco di materia prima eccellente. Perché non sfruttare ciò che si ha a portata di mano»”. Aniello, non a caso, è pizzaiolo dell’Alleanza Slow Food perché rispetta i principi del “buono pulito e giusto” sia nella selezione dei produttori che nel modo di lavorare.

La pizza è quella di tradizione napoletana e Falanga ha dedicato molta attenzione allo studio delle tecniche di lievitazione e maturazione della pasta per renderla leggera e digeribile. Inoltre due volte alla settimana – il giovedì e il venerdì - propone la pizza con farine da grani antichi italiani, perlopiù provenienti dal Beneventano, come la Romanella, che cuoce nel “ruoto” del forno elettrico. Sono pizze che ricordano un po’ quelle di una volta, del fornaio sotto casa, «più buone fredde e il giorno dopo».

Le proposte di Haccademia - locale a gestione famigliare (la moglie in cucina, la figlia in sala e il giovane Nicola con il papà al bancone e al forno) si basa su pizze che cambiano a seconda della stagione e della disponibilità dei prodotti.

In occasione del periodo natalizio, Falanga presenta tre pizze “christmas style”, pensate con prodotti legati alla tradizione delle feste a Napoli. Nasce così la pizza Vesevo, con il baccalà, molto utilizzato in questo periodo e particolarmente amato dai vesuviani, scottato sulla griglia accompagnato dal pomodorino giallo Giagiù grigliato, delicato e saporito, fior di latte di Tramonti, olive itrane e capperi di Salina; la Torzella, dedicata alla torzella vesuviana (antico cavolo senza testa, solo foglie, dal sapore intenso) con salsiccia irpina e provola come vuole la tradizione e, infine, il Calzone al forno ripieno di scarola, con fior di latte, olive nere, capperi e pomodorino del piennolo del Vesuvio all’esterno (quest’ultimo viene preparato nel periodo dell’Avvento e spesso regalata ad amici e parenti in segno di affetto e buon augurio).
TM
 

Recensione 1 - Sirani a Bagnolo Mella (Bs)

L'uomo che sussurra agli impasti. Nerio Beghi, il cui carattere riservato non è certo una scoperta, preferisce lasciar parlare le proprie creazioni lievitate, attraverso la texture, il sapore, la fragranza delle basi, frutto di un'attenta cernita di farine e di un indefesso studio supportato da continua sperimentazione, e attraverso le farciture che non sono meno ricercate. Non nel senso di strane, ma nel senso di scrupolosamente selezionate, studiate e combinate ad arte perché il gusto finale sposi quello dell'impasto valorizzandolo senza sovrastarlo.

L'attenzione alla stagionalità degli ingredienti, da Sirani, è meticolosa, in primavera anche la silene e altre erbe spontanee, finiscono su impasti aerei, leggeri, digeribilissimi. Non mancano proposte di piccola cucina particolarmente appetitose, curiose (per lo studio e lo spunto creativo che sta ad esse sotteso) come Ricordo Basilicata coast to coast omaggio al "panino con la frittata" citato nell'omonimo film: qui l'uovo all'occhio di bue incontra pane, peperoni e olive al forno creando un tutt'uno di rustica libidine.

O la goduriosa Millefoglie: pizza fritta, crema di stracchino, fiocchi di mortadella. Impeccabili grissini, la bruschetta di panettone un'insolita tentazione cui è peccato mortale resistere. Sarà la frequentazione del lievito, ma qui c'è sempre fermento nella creazione salata o dolce che sia, e in questo senso trova posto all'insegna dell'eccellenza degli ingredienti e della convivialità Il Gratinato spaghettato per 2: di gamberi, calamari e verdure oppure di baccalà, patate e zucca. (Nella foto, la deliziosa pizza coi funghi di stagione)

Errica Tamani - Tratto dalla Guida Identità Golose 2017
 

Recensione 2 - Fandango Cafè a Filiano (Potenza)

Grazie a Matera e al fascino dei suoi Sassi, la Basilicata si sta scrollando di dosso la sorte di Cenerentola del Sud. Ma la regione non è solo Matera e sono molte altre le perle ancora tutte da scoprire, a cominiciare dal Vulture. Zona bellissima e ricca di storia - qui veniva in villeggiatura Federico II, fermandosi nel bel castello di Lagopesole - anche dal punto di vista gastronomico ha qualcosa da dire; a cominciare dalla pizza, buonissima, di Salvatore Gatta al Fandango Cafè.

Dopo aver iniziato a lavorare come consulente gelatiere, ha deciso di tornarsene a Scalera e trasformare il ristorante di famiglia in un pub-pizzeria, unendo anche le sue altre passioni: birra e musica. Mano a mano, però, l'amore per la pizza ha preso il sopravvento e, visti i risultati, non possiamo che rallegrarcene.

Salvatore segue la scuola napoletana, ma nel suo impasto mette più di un tocco personale a cominciare dal lievito madre "di famiglia" (fa parte dei Figli di Pastramadre, ndr) fino al miele per smorzarne l'acidità. Anche i condimenti parlano, molto spesso, lucano: pecorino locale, olive infornate di Ferrandina, mozzarella di bufala fatta da un vicino caseificio, pezzente materano, peperoni cruschi... tutto il meglio della regione finisce sulle squisite pizze - come la Montemilone con pomodoro, bufala, soppressata e caciocavallo podolico - insieme ad altri ingredienti dal resto d'Italia.

Perfino i buonissimi supplì sono fatti con il farro locale. Oltre a pizze e fritti ci sono anche alcuni piatti ben fatti a cura della mamma Assunta, mentre per accompagnare si può scegliere tra birre artigianali e vini, soprattutto lucani. (Nella foto, la pizza Zia Assunta nel tegamino di ferro, pura tradizione contadina: patate allo zafferano lucano, olive di Ferrandina, capperi e acciughe)

Luciana Squadrilli - Tratto dalla Guida Identità Golose 2017
 

Franco Pepe è salito in cattedra a San Patrignano

Ieri, martedì 20 dicembre, Franco Pepe non ha preparato e infornato pizze nel suo locale, Pepe in grani, a Caiazzo in provincia di Caserta. Franco era in tutt’altra regione italiana, in Romagna, per raccontarsi, per essere di esempio ai ragazzi della Comunità di San Patrignano vicino Rimini. Lezioni e incontri e la sera tutti da SP.accio, il ristorante-pizzeria della realtà di recupero per ragazzi in difficoltà. Davvero una giornate importante per chi vive lì e lotta per costruirsi un futuro felice.