Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
Il 29 luglio avevo postato nella sua pagina di facebook una foto che lo ritraeva con Marta Marzotto, salita in cielo a 85 anni di un vita vissuta splendidamente, e tre giorni dopo, lunedì 1 agosto, Davide Oltolini, che di anni che avevano molti di meno, 48, l’ha raggiunta tra lo stupore di tutti, anche di chi non lo conossceva di persona perché quando sei un volto della tivù sei ”amico” di tutti.

C’è una frase splendida di Marcello Marchesi che calza perfettamente nel caso di Davide: «L’importante è che la morta ci trovi vivi». E lui vivo lo era, eccome, come la Marzotto del resto. Gli è stato ieri fatale fatale un infarto mentre giocava a tennis nel Pavese, a Brallo di Pregola nell’Alto Oltrepò. Trasportato in elicottero al San Matteo di Pavia, all’una è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Alle 20 il decesso.

Sommelier, degustatore, giornalista, presentatore, aveva avuto in dono un palato eccezionale unito a una memoria nella quale archiviava ogni dato utile e a ritrovarlo. Che non è da tutti. Non c’era campo nel quale Oltolini non si sentisse a suo agio, pronto a misurarsi con uno champagne piuttosto che formaggio o piatti complessi fino agli insetti. Non credo fosse un goloso, non lo ha mai fatto capire. Il suo approccio al cibo era altamente professionale, non era condizionato dai gusti personali, se ne spogliava e come uno scienziato in un laboratorio procedeva all’assaggio e all’analisi.

Di certo la morte lo ha stroncato che aveva ancora tanto da gustare e da raccontare. Ma a 48 anni è davvero una consolazione che non consola.

Paolo Marchi
I testi della newsletter sono a cura di Raffaele Foglia
 

Angelinetta, il Verdese perla del lago di Como

Parlare di vino sul lago di Como, fino a qualche anno fa, significava discutere di una chimera, di una sorta di mito del quale, però, non ce n’era una traccia concreta, se non in qualche cantina privata.

Parlare oggi di vino sul lago di Como, invece, significa aprire gli occhi verso una realtà che, seppure piccola se non addirittura minuscola, sta crescendo e che soprattutto sta riuscendo a trovare la propria identità.
L’occhio attento dell’appassionato di vino arriva fino a Domaso, nelle Cantine Angelinetta, dove Emanuele ed Eleonora Angelinetta, ora accompagnati anche dal loro piccolo Mattia nato da pochissimi giorni, stanno portando avanti un progetto che punti a vini di qualità, con una particolare attenzione per il vitigno a bacca bianca Verdese, la varietà autoctona che sta portando a ottimi risultati.

Ed è un vitigno sul quale tutto il Consorzio di produttori dell’Igt Terre Lariane (parliamo di una realtà formata da una ventina di soci, che lavorano su poco più di 60 ettari e realizzano 140mila bottiglie) sta puntando, visto che è stato avviato un progetto per la ripropagazione di duemila piante di Verdese, non solo in alto lago, ma anche nel Lecchese, nella zona di Montevecchia.

Entrando nel merito della qualità dei vini, La Moglie del Re di Cantine Angelinetta è un vino in piacevole evoluzione, nel corso degli anni: un bicchiere intrigante e “nuovo”, da assaggiare senza pregiudizi.
 

Clayver, una sfera di argilla intelligente

Non serve una sfera di cristallo per capire il futuro del vino. Ma potrebbe servire una sfera di “argilla”.

In realtà Clayver è un innovativo contenitore di forma sferica in gres porcellanato per la vinificazione e l'affinamento del vino che alcune cantine in Italia e all’estero stanno iniziando a utilizzare: per la precisione sono 105 i produttori che stanno provando questo nuovo contenitore.

Proprio nelle ultime settimane è entrato in funzione il nuovo impianto per la produzione del Clayver, per rispondere anche alle richieste di mercato arrivate da Stati Uniti, Canada, Australia e Sud Africa.

Importante risulta essere il materiale con il quale è stato realizzato e la forma. Secondo i suoi ideatori, il materiale risulta essere molto più performante della terracotta, resistente agli urti e impermeabile, senza i problemi di assorbimento e di perdita di prodotto tipici dell'argilla. La forma sferica permetterebbe, in fase di vinificazione sulle bucce, di mantenere il cappello a contatto con il mosto, facilitando l’estrazione del colore. Ma ci sarebbero vantaggi anche in fase di fermentazione e di conservazione e affinamento. Clayver, chiamato dai suoi ideatori “l’argilla intelligente”, è disponibile nella capacità di 40, 250, 350, 400 litri. I primi risultati sembrano positivi, ma bisogna aspettare affinamenti più lunghi per comprendere i reali vantaggi.
 

O’gnostro: l’Aglianico creato ai piedi di un vulcano

«L’espressione fedele di un terrori» ecco ciò che afferma Marco Tinessa produttore di questo vino, uomo della finanza prestato al mondo enologico per passione e competenza (ha una cantina privata che vanta etichette rare e annate stellari), campano d’origine e milanese d’adozione, un grande appassionato di vino che ha voluto creare il “suo” Aglianico con semplicità e grande rispetto della biodiversità in vigna e in cantina.

O’gnostro – in italiano “Inchiostro“, nome dialettale campano del vino – nasce dalla voglia di portare in bottiglia l’unicità di un territorio e Marco racconta: «Ho iniziato con una vigna di Aglianico nel cuore della denominazione Taurasi, a Montemarano (Avellino), ricercando il giusto equilibrio della pianta (in termini di resa per ettaro), per ottenere una corretta maturazione delle uve».

«Poi ho incontrato Frank Cornellisen - continua Tinessa - uomo che ha esplorato l’Etna con un suo concetto di vino che io desideravo per O’gnostro. Per cui vendemmio e, di notte, trasporto con una cura maniacale, le uve sulle pendici del vulcano etneo dove Frank vinifica il mio Aglianico».

«In cantina la fermentazione spontanea e l’utilizzo di recipienti neutri, anfore di terracotta. Un quantitativo minimo di solforosa (indicato in etichetta) è aggiunto all’imbottigliamento solo se necessario».

La prima annata è stata la 2007, saltata la 2008 e poi prodotti tutti i millesimi. Un elemento accomuna questi vini: l’eleganza. Poi il 2009 svela note balsamiche più accentuate mentre il 2012 esalta il frutto per poi arrivare ad un 2010 dal naso al palato ricco di speziature, polvere di cacao e un finale erbaceo. Sicuramente è un vino da provare.
Cinzia Benzi
 

Baladin, i 30 anni del sogno di Teo Musso

Riuscire a riassumere 30 anni di storia in poche righe, è assolutamente impossibile. Baladin è il risultato del genio e della sregolatezza di Teo Musso, uno dei precursori di quel movimento della birra artigianale italiana che ora conta di mille microbirrifici sparsi in tutta Italia.

Ma trent’anni fa non si parlava (ancora) di birra artigianale: il Baladin nasce nel 1986 come pub a Piozzo, dove “mischiare” birra e musica di qualità. Esattamente 10 anni dopo, nel 1996, Teo decide di dare sfogo alle sue idee e di creare la sua birra.

Sono passati 30 anni e Baladin ha deciso di crescere ancora, inaugurando la nuova sede produttiva, su 73mila metri quadri, capace di arrivare a una produzione annua potenziale tra i 45 e i 50mila ettolitri, rispetto ai 20mila precedenti. Siamo a un paio di chilometri dal centro di Piozzo, dove tutto è nato.

Ma non solo: Teo vuole potenziare anche l’utilizzo delle materie prime italiane. Per questo Baladin ha consolidato il suo sviluppo agricolo portando la coltivazione dell’orzo da maltare a oltre 400 ettari (tra Piemonte, Basilicata e Marche) e ha ampliato la produzione del luppolo impiantando un ettaro a poche centinaia di metri dal birrificio. E il vecchio impianto? In Sud Africa, per aprire Baladin Africa. Ma questa è un’altra storia…
 

Borgo Paglianetto, obiettivo Verdicchio di Matelica

Siamo nella provincia di Macerata, a Matelica un comune di diecimila abitanti noto per avere una piazza dedicata a Enrico Mattei, il manager che creò l’Eni e s'impegnò, attivamente, per far conoscere, al mondo intero, questa cittadina marchigiana tuttavia la notorietà deriva dalla produzione del Verdicchio di Matelica.

Proprio il Verdicchio marchigiano fu il primo vino della regione, nel 1967, a ottenere la denominazione d’origine controllata e quello di Matelica la “garantita” nel 2010.

L’azienda Borgo Paglianetto è in località Pagliano a Matelica e nasce nel 2008 dalle idee di cinque professionisti marchigiani che hanno deciso dedicare tutto il loro tempo libero alla riattivazione di alcune vigne, concentrandosi sulla produzione di Verdicchio, senza dimenticare il Marche Rosso. Obiettivo: vino di qualità con declinazioni in biologico e biodinamico.

Sono circa 70mila le bottiglie prodotte, di cui 50 mila con base Verdicchio. Ottima interpretazione del Verdicchio di Matelica Riserva docg Jera (3mila bottiglie prodotte) e il Passito di Verdicchio, equilibrio e note zuccherine mai stucchevoli.
CB
 

Bulichella: se a Suvereto arriva un giapponese...

Giù in fondo si vede l’Elba, ben oltre la costa: ed è quindi intuitivo comprendere come la brezza di mare che spira da Ovest renda ulteriormente complessi, ricchi di mineralità questi terreni già così variegati, qua più ferrosi, là argillosi. Siamo nell’azienda agricola Bulichella, in val di Cornia, due chilometri da Suvereto, ossia il borgo medioevale più a nord della Maremma, al confine con l’area di Bolgheri. In totale 42 ettari, dei quali 10 a oliveto e 17 a vigneto, poi ci sono boschi, un orto con frutteto, una parte dedicata all’agriturismo e persino un laghetto.

L’azienda pratica un’agricoltura rigorosamente biologica e certificata Icea: una scelta netta di qualità e d’identità presa fin dalla metà degli anni Novanta dalla proprietà, che dal 1999 è stata quella nippo-italiana composta da Hideyuki Miyakawa e sua moglie Maria Luisa Bassano, lui fondatore insieme a Giorgetto Giugiaro dell’Ital Design, lei conosciuta non a caso al Salone dell’Auto di Torino.

Oggi Marisa non c’è più ma i principi che hanno animato le decisioni prese col marito continuano a essere alla base di un progetto di successo, soprattutto all’estero: tre cru (il Cabernet Coldipietrerosse Docg Suvereto, il Merlot Maria Shizuko, il Sangiovese Tuscanio Rosso Docg Suvereto, cui si aggiunge una piccola produzione di Syrah in purezza, Hide), poi un rosso base, un bianco, un rosato e due passiti, di Aleatico e Viognier.

Poca quantità e selezione delle uve per esaltare e concentrare la qualità delle viti, molto lavoro in vigna per interpretare anno per anno le esigenze e le peculiarità che andranno a caratterizzare il millesimo di produzione. Le bottiglie prendono perlopiù la strada verso il Nord Europa e gli Stati Uniti: peccato, perché ne vorremmo di più nella nostra cantina.
CP
 

Calici di stelle, un brindisi all'estate

Le stelle da osservare e quelle da gustare. Per una serie di eventi da non perdere. Dal 6 al 14 agosto, infatti il Movimento Turismo del Vino assieme alle Città del Vino propongono Calici di Stelle, la manifestazione enologica per appassionati che viene organizzata tutti gli anni in occasione di San Lorenzo e la notte delle stelle cadenti, il 10 agosto.

Le stelle da gustare sono sicuramente i vini italiani: saranno 140 le Città del vino che hanno organizzato eventi dedicati, con la possibilità di degustare i vini delle cantine locali. Si prevede che in questi giorni ci possa essere un milione di appassionati in giro per l’Italia.

Al centro delle manifestazioni il vino, con i produttori che scenderanno in piazza o apriranno le loro cantine per accogliere i visitatori. Ma ci sarà anche la possibilità di osservare le stelle, grazie all’Unione Astrofili Italiani, e in vari casi di assaggiare prodotti tipici, o ascoltare buona musica e assistere a spettacoli di intrattenimento.

Una festa estiva del vino, insomma: ce n’è per tutti i gusti e in tutte le regioni. Il programma completo si può trovare sul sito di Città del Vino, o cliccando su questo link.
 

Cecchi, Aurelio e l'omaggio alla Maremma

La storia dell’azienda è un racconto di famiglia, dove la passione, la dedizione alla terra e uno spirito imprenditoriale internazionale hanno permesso di far conoscere i vini Cecchi in tutto il mondo.

Se Luigi Cecchi nel 1893, padre di Andrea e Cesare, non pensò che la qualità del vino dovesse essere una bussola costante per produrre ed esportare con successo l’azienda vinicola non sarebbe arrivata ai vertici di oggi con una guida che non distoglie gli occhi dalla sostenibilità e l’innovazione.

Da Castellina in Chianti, quartier generale Cecchi, ci si è spostati in Umbria e in Maremma per esplorare altri terroir.

Ecco un vino per l’estate semplice: prima annata presentata allo scorso Vinitaly di Aurelio, un omaggio dichiarato per la Maremma mentre il nome è ispirato alla Via Aurelia, strada che percorre lungo tutta la costa toscana.

Un rosso deciso e, a nostro avviso, molto apprezzato con una temperatura di servizio più bassa del solito. 16 Gradi potrebbero donare un calice rotondo, strutturato, un vino da bere per aperitivo e non solo.
CB
 

Wine to many, comunicare secondo Zonin

Francesco Zonin è stato il primo produttore italiano a creare un proprio blog Wine is Love evoluto in hashtag, proprio perché crede nella comunicazione del vino in forma digitalizzata, e all’interno della sua azienda, un team under30 ha ideato un progetto speciale di comunicazione web, dove il linguaggio del vino si svela più accessibile, fresco, più empatico.

Nel 2014 nasce #winetomany un vero e proprio talent di futuri scrittori del vino, copy che attraverso l’era digitale permetterà di allargare gli orizzonti e far vedere un altro lato del mondo enoico.

Francesco dichiara: «La cultura del vino c'è, ma l'abbiamo abbandonata. Sono cambiati i tempi: negli anni 40 i consumi erano il triplo di oggi, le famiglie avevano piccole vigne. Lo spazio delle case poi è cambiato e di riflesso anche la cultura del vino. Questo contest è un’occasione imperdibile per vivere un’esperienza unica a stretto contatto con i giovani, valutare nuove idee e scoprire talenti per la nostra azienda. Proprio questo è il significato di #winetomany: condividere senza barriere la cultura del vino».

Il progetto 2016 sarà un tandem tra scrittura e fotografia. Il vincitore del concorso, cui sarà affidata una collaborazione come copywriter all’interno del Gruppo sarà scelto da una giuria composta dal vice presidente Francesco Zonin, un giornalista, un influencer e un millennial.
CB

 

Tre giorni alla scoperta dell'olio del Garda

L’olio del Garda esce allo scoperto, per non restare solo un prodotto di nicchia. E lo fa con una manifestazione di tre giorni, WardaGarda, che si terrà a Cavaion Veronese da venerdì 2 a domenica 4 settembre 2016.

È un evento dedicato all'Olio Extravergine nelle sue declinazioni e nei suoi abbinamenti gastronomici organizzati proprio nel cuore della produzione del Garda DOP tra gli uliveti dell'entroterra gardesano.

Nella centralissima Corte Torcolo, sede anche del Consorzio di Tutela, un ricco programma di eventi con laboratori per imparare a degustare e abbinare l'olio, showcooking, escursioni, mostra d'arte, mercatino dei prodotti Dop, cucina del territorio e musica dal vivo.

Nella mattinata di sabato 3 settembre è prevista la tavola rotonda “Olioturismo, forme e percorsi dei nuovi turisti” con esperti di marketing e turismo, a margine della quale è prevista la consegna dei premi del concorso per l'Olio Garda Dop “L'Oro del Garda” e del concorso di potatura Giorgio Bargioni.

Warda è l'antico nome longobardo da cui deriva il toponimo Garda. Deve la sua origine alle fortificazioni di avvistamento con funzioni difensive sulle colline che circondano il lago, gli stessi rilievi su cui da secoli si coltiva l'olivo.