Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
Sabato pomeriggio ho fatto da cicerone alla mostra Regine&Re di cuochi alla Palazzina di caccia di Stupinigi poco fuori Torino, mostra dedicata ai protagonisti della cucina italiana conclusasi ieri. In extremis anche io ho girato per le sale intrattenendo i presenti. Tutto è filato via così liscio che il giro è durato due ore – e non una come previsto – tanto da perdere il treno per rientrare a Milano.

Poco male, ho potuto così cenare e poi dormire al Turin Palace, storico hotel torinese tornato a vivere dopo lunga chiusura. Chef è Stefano Sforza, uno che si batte perché si capisca che Les petites Madeleines è un ristorante in un albergo senza per questo essere un ristorante d’albergo. Sembra una differenza di poco conto, invece in Italia è profonda.

Nonostante la stanchezza è stato un vero piacere cenare e lo è stato anche per il vino, per il Montebruna Barbera d’Asti 2014 dell’azienda vitivinicola Braida a Rocchetta Tanaro (Asti). Carta a misura di cliente normale, niente volume da enciclopedia Treccani, quei tomi che spingono alcuni ristoratori a eliminare la carta e a puntare sull’Ipad. Soluzione che proprio non mi piace.

Adoro sfogliare delle pagine cartacee, sentire la carta sotto i polpastrelli, mi viene anche più facile dialogare con il sommelier. Scegliere il vino per la cena non è un lavoro. Non tornerei mai alla macchina per scrivere, tifo per ogni invenzione utile e concreta, ma non è questo il caso. Arrivo a gradire anche qualche correzione a matita, segno di attenzione. Detesto invece chi torna al mio tavolo e mi dice che purtroppo quella certa bottiglia è finita. E lo scopre quando un cliente la ordina?

Paolo Marchi
 

Sassicaia, l’evoluzione di una stella

Parlare di Sassicaia significa parlare dell’eccellenza enologica in Italia. Ma se a raccontare questa affascinante avventura è Carlo Paoli, direttore generale di Tenuta San Guido, si riescono a comprendere meglio la storia e l’importanza di questo vino. «Sono arrivato nel 1983 in Toscana e incontrati il marchese Nicolò Incisa della Rocchetta. Trovai un uomo semplice, che mi parlò della sua azienda. Io ero un po’ intimidito, ma ci fu grande sintonia. Lì nacque il mio amore per il Sassicaia».

«Sassicaia – continua Paoli – è fatto dalla passione di una persona che amava l’agricoltura e la natura, due elementi che dovevano andare assieme. All’inizio, il vino era come un hobby, l’attività principale era legata ai cavalli: a Bolgheri c’era giusto quattro aziende che si concentravano sui vitigni della zona, con risultati non eccezionali. Allora Mario Incisa della Rocchetta decise di investire su vitigni nuovi, con barbatelle che arrivarono da Pisa. Fino al 1968 il vino era bevuto solo in ambito familiare, anche se era prodotto dal 1945. Ma il figlio Nicolò decise di estendere l’attività su larga scala. Questo grazie al Marchese Antinori che volle per primo sperimentare il Sassicaia sul mercato e a Giacomo Tachis (scomparso lo scorso febbraio e che fu l’enologo fino al 2010) che ha dettato delle regole che tuttora, in azienda, manteniamo. La filosofia è molto semplice: la mano dell’uomo può creare danni».

L’incontro, organizzato all’interno di Vintage, la terza delle Cinque giornate organizzate da Civiltà del Bere, ha permesso di assaggiare 4 annate: un 2013 ancora troppo giovane (era in bottiglia da soli tre mesi), un 2012 che stenta ancora ad esprimere il suo grande potenziale, un 2009 molto consistente e un 2006 che, dopo 10 anni, è ancora agli inizi di un percorso di evoluzione che vedrà tutti questi vini avere un futuro splendente. Da stelle, d’altronde.
Raffaele Foglia
 

Una grande Irpinia in soli Dodiciettari

Dodiciettari. Non uno in più, non uno in meno, in Irpinia. Con l’obiettivo di produrre vini che rispecchino fedelmente un territorio ricco e affascinante. Per poter gustare un bicchiere di Irpinia.

Dodiciettari – Vigna dei Lupi è il nome dell’azienda nata nel 2007 proprio su 12 ettari di terreno, dei quali 9,5 vitati, e che punta a una produzione di alta qualità, accompagnata anche da un packaging interessante e accattivante. L’enologo è Giancarlo Barbieri che senza artifizi di sorta sta cercando di trasmettere la forza di un territorio fantastico, anche un po’ selvaggio, ma ricco di qualità, nei suoi vini.

Senza mai uscire dai vitigni e dalle denominazioni della zona: per i bianchi Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Falanghina, per i rossi Taurasi e Aglianico, con l’aggiunta di un rosato anch’esso realizzato con uve di Aglianico. Tutti i bianchi hanno bisogno di tempo e affinamento in bottiglia, ma hanno un potenziale incredibile.

Il Taurasi, tra i rossi, spicca con un binomio perfetto di eleganza e complessità, con un grande equilibrio tra finezza e corpo. Con 12 ettari si possono fare poche migliaia di bottiglie: e allora è meglio puntare sulla qualità.
RF
 

Boroli, è arrivata l'ora del rilancio

Achille Boroli ha un enorme sorriso stampato sul viso. Un sorriso autentico di chi crede di aver trovato un percorso nuovo per l’azienda di famiglia.

Siamo nel cuore delle Langhe, a Castiglione Falletto, circondati da panorami mozzafiato e castelli medievali. Ma soprattutto da vigneti di Nebbiolo. La Boroli nasce negli anni Novanta da Silvano ed Elena Boroli, e nel 2000 entra in azienda anche il figlio Achille. Ed è proprio lui che si impegna maggiormente affinché i vini possano fare un salto di qualità. «Nel 2012 – spiega - abbiamo iniziato a vinificare singolarmente anche le singole parcelle all’interno dello stesso vigneto, in modo tale da riuscire a ottenere il massimo dalla maturazione delle uve».

Senza contare che seguono anche investimenti mirati, come un’innovativa diraspatrice. Il fine ultimo era arrivare a un cambio di marcia rispetto al passato. Il vino di punta dell’azienda è probabilmente il Villero, cru dalle grandi potenzialità: il 2012 è sicuramente un primo passo in avanti. Dagli assaggi in botte, dopo due annate definite dallo stesso Achille Boroli “non ottimali” come la 2013 e la piovosissima 2014, il 2015 ha sicuramente un passo diverso. Ma bisognerà aspettare il lungo affinamento in botte. E poi arriverà La Brunella, il nuovo cru dell’azienda, con i vigneti che circondano la cantina di Castiglione Falletto.

E c’è un’altra novità: Boroli è entrato nel catalogo di Mähler&Besse, il négociant di Bordeaux tra i più importanti al mondo. Oltre a Boroli, gli unici due vini italiani presenti in questa distribuzione sono Solaia dei Marchesi Antinori e Masseto della tenuta dell’Ornellaia. Una buona compagnia.
RF
 

Villa Sparina, tra bollicine e design

Villa Sparina ha festeggiato, pochi giorni fa, in cantina, la bollicina metodo classico 100% Cortese con tutti i suoi Friends e molti amici produttori della zona che hanno permesso agli ospiti un viaggio enogastronomico nel basso Piemonte e tra una fetta di farinata del Banco di Novi Ligure, salumi golosi di Barabino e chicche di cioccolato dei fratelli Bodrato si viveva un’atmosfera di un vero e proprio hub che vedeva protagonisti chi sostiene, in tutta Italia, il progetto Villa Sparina&Friends.

Una vera e propria mappatura di ambasciatori del vino che la famiglia Moccagatta ha voluto ospitare anticipando, oltre alle bollicine, le creazioni di design ideate per questo progetto. Grembiuli Heritage costruiti con il recupero di vecchi filtri per il vino, smontati e riassemblati da sapienti mani artigiani creando oggetti singolari, unici e personalizzabili.

Partendo dal claim della cantina che recita “il vino come principio creativo” ecco bicchieri da vino e acqua allineati alla forma della loro bottiglia esclusiva e corredata da decanter in vetro oltre ad una candela sprigionante luce e aromi che fondono il bouquet proprio del Blanc de Blancs. Oggetti che saranno in vendita a partire dal prossimo autunno.

Per info consultare il sito http://www.villasparinaresort.it/it/azienda-vinicola.
CB
 

I pirati hanno conquistato l'isola di Capri

Alla fine ce l’hanno fatta: dopo 12 giorni, 1.250 chilometri percorsi e 12.000 metri di dislivello percorsi con il loro tandem, i Pirati del Kalterersee partiti da Caldaro hanno raggiunto la loro isola del tesoro, Capri. Sicuramente è stata una piccola impresa, quella di Andrea Moser e Gerhard Sanin, i Kellermeister, cioè responsabili enologici, rispettivamente della Cantina Kaltern e della Erste+Neue, le due cantine cooperative di Caldaro che si stanno avvicinando alla fusione. L’obiettivo era quello di far conoscere il Kalterersee, cioè la Doc Lago di Caldaro, vino rosso realizzato solo con il vitigno Vernatsch, la Schiava.

Racconta Andrea Moser: «Alla fine di questa avventura bellissima abbiamo scoperto (ma in realtà ne eravamo certi) che il Kalterersee è un vino capace di accompagnare perfettamente moltissimi piatti della cucina regionale italiana… In particolare ha dato il meglio di sé con il pesce di lago, ma anche con le crudità di mare o con la pizza e la fantastica mozzarella di vacche Rosse»

«Ma soprattutto - continua Gerhard Sanin - abbiamo scoperto che il Kalterersee è un vino che piace da nord a sud… senza eccezioni! Per molte persone era un primo assaggio e per noi sarebbe una grande soddisfazione se da questa scoperta nascesse un approfondimento per questo vitigno e per tutti i vini del lago di Caldaro».
RF
 

E il Piemonte si riscopre... A bacca bianca

Piemonte, terra di grandi rossi. Ma non è più una sorpresa parlare anche degli ottimi vini bianchi che arrivano da questa terra straordinaria.

Così domenica 12 giugno dalle 16.30 alle 20.30, si terrà ad Asti, a Palazzo Gazelli, la prima edizione di A Bacca Bianca, un evento organizzato dall’Ais Asti con il patrocinio del Comune di Asti, che nasce proprio con l’obiettivo di far conoscere i pregiati vini bianchi piemontesi. Intento della manifestazione è, inoltre, sfatare il mito che identifica il Piemonte con la produzione di ottimi vini rossi trascurando gli eccellenti vini bianchi.

Nell’evento saranno coinvolti produttori dell’Alto Monferrato e di quello astigiano, di Gavi, dei Colli Tortonesi, del Roero, delle Langhe e dell’Alto Piemonte che presenteranno i grandi vini ottenuti da vitigni a bacca bianca espressione delle peculiarità pedoclimatiche del territorio piemontese.

Ci sarà un banco di assaggio con 50 aziende presenti e un laboratorio sulle vecchie annate. Per maggiori informazioni, basta consultare il sito dell'Ais Piemonte.
RF
 

Dall'Australia l'eleganza del Shiraz di Salomon

Salomon Estate è situata sulla cima delle colline australiane di Adelaide, parte della penisola di Fleurieu una zona a sud-est del paese con un microclima incredibile grazie al fiume Finniss. Il podere gode del sole di mezzogiorno mentre nelle ore notturne l’aria fresca del vicino oceano permette una perfetta maturazione delle uve donando al frutto caratteristiche tipiche dei vitigni Shiraz e Cabernet Sauvignon.

L’assaggio del Shiraz Alttus 2010 svela un vino elegante, fresco, pepe e note balsamiche con uno stile molto europeo. Un calice davvero emozionante, tremila bottiglie e Miss Salomon dichiara: «I nostri vini sono da bere giovani perché pronti, un frutto con grande corrispondenza naso-bocca. Il nostro enologo, Mike Farmilo (leggenda Australiana tra i top winemaker) sostiene che il vino rosso invecchiato tra i 12 e 18 mesi possono donare una visione di come si arricchiscono questi vini ma la partenza deve essere già chiara».

I Salomon sono produttori di vini austriaci e solo nel 1998 decisero di intraprendere l’avventura in Australia ecco perché affidarsi a chi, enologicamente parlando, conosceva bene quel terroir. Oggi questi vini sono distribuiti in Italia da Pellegrini. Per informazioni il sito è http://www.pellegrinispa.net/ita/prodotti/desc_azienda.asp?az=61&link=vin.
Cinzia Benzi
 

Octagon, dalla Virginia con classe

Alla scoperta dell’America. O meglio, della Virginia. Perché forse non si ha ben presente che anche nell’East Cost degli Stati Uniti ci sono zone incontaminate, dove si produce vino. Ma è un’area che il gruppo Zonin ha ben presente, visto che proprio in Virginia ha sede la Barboursville, realtà di 500 ettari dei quali 90 vitati.

Azienda americana, ma con un tocco di italianità, visto che il direttore e winemaker è Luca Paschina, che già nel 2013 era stato inserito tra le 20 persone più influenti nel settore del vino per quanto riguardava il nuovo mondo.

Il vino di punta è sicuramente l’Octagon, un “taglio bordolese” con una prevalenza di Merlot (oltre il 50%) e il rimanente realizzato con Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

Il nostro assaggio è un 2010 che dimostra come anche in Virginia si possano creare vini corposi e al contempo anche eleganti, con stoffa da vendere e con una longevità apprezzabile. Ma visto che c’è un’anima italiana, appare anche il Nebbiolo nella produzione di Barboursville. Da provare.

La tenuta è stata realizzata da Gianni Zonin nel 1976. Ed è la dimostrazione di come limitarsi alla Napa Valley, parlando di vini made in Usa, sia riduttivo.
RF
 

Vinòforum, quando vino e cibo danno spettacolo

Il vino sarà protagonista a Roma per 10 giorni, dal 10 al 19 giugno compresi, per un evento che unisce il buon bere all’ottimo cibo.

Vinòforum è arrivato alla sua tredicesima edizione e si terrà sul lungotevere Maresciallo Diaz, alla Farnesina, a Roma. Si tratta di un evento per passare alcune serate (la manifestazione ha inizio tutti i giorni alle 19 per finire alle 24, tranne il venerdì e il sabato che l’orario si protrae fino all’una di notte) a passeggiare per Roma con la possibilità di assaggiare 2.500 vini differenti di 500 cantine, italiane ed estere.

Sono previsti anche corsi e degustazioni, ma anche abbinamenti con il cibo: Cantine da Chef, per esempio, propone cene con chef stellati e grandi vini (si parte con Raphael Francois da Londra e gli champagne Thiennot). Ma c’è anche la possibilità di trovare il giusto accostamento tra pizza e vino, o con il cibo da strada “gourmet”.

Biglietto a 16 euro che include l’accesso al Villaggio, bicchiere da degustazione con sacchetta, un carnet di dieci degustazioni vino e la possibilità di partecipare agli eventi gratuiti previa prenotazione (i posti sono limitati). Il programma completo sul sito Vinòforum http://www.vinoforum.it/spazio-del-gusto.html.
RF