Newsletter 481 del 08.04.2016
 
 
Gentile
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  «Passi per i cinesi: che abbiano 65 milioni di persone occupate nel turismo, indotto compreso, è nell’ordine delle cose. Sono tantissimi, abbondano di luoghi e capolavori da vedere e hanno una classe media sempre più ricca. Ma perché, a dispetto delle vanterie sul Bel Paese, ricaviamo dall’industria turistica meno della Germania o della Gran Bretagna sia in termini di occupati sia di soldi? E perché la politica, davanti a un tema così centrale, sembra distratta?

«Le ultime tabelle di Wttc sono impietose. E dicono che l’anno scorso, rispetto al 2014, siamo scesi di un altro gradino. Eravamo settimi al mondo per contributo del turismo puro al Pil: siamo all’ottavo. Irraggiungibili gli Stati Uniti (488 miliardi) e la Cina (224), fatichiamo con 76,3 dietro Germania (130), Giappone (106), Regno Unito (103), Francia (89) e Messico (80). Sul comparto allargato all’indotto, ci lasciamo dietro il Messico ma ci supera la Spagna. E ottavi restiamo».

Inizia così l’editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di martedì 5 aprile. Titolo: La grande bellezza (sprecata). Nel 1970 eravamo primi al mondo (P-R-I-M-I), ma è un dato lontano anni luce che non tornerà mai più. Allora avviciniamoci al presente per scoprire che nel 2000, appena 16 anni fa, alla voce viaggi e turismo entravano nelle nostre casse 28 miliardi e mezzo di dollari, ovviamente, ricorda Stella, calcolati sulla valuta attuale. La Germania che ora quasi ci doppia, di miliardi ne incassava 25 e la Cina 17.

Quando gli storici tracceranno il bilancio degli anni a cavallo dei due secoli, dagli Anni Ottanta in poi, salveranno ben poco della classe al potere. E adesso chi cerca di impegnarsi è come se dovesse allenare per le Olimpiadi un atleta anziano e in pessima salute, roso dall’angoscia di essere sempre più vicino al camposanto che al campo di gara. Ma guai mollare. Mai darla vinta ai pessimisti. Sanno solo perdere.

Paolo Marchi

 
     
     
     
     
 
Franco e un Grano di Pepe da KYtaly a Ginevra
 
     
 

Ieri a Ginevra, al 12 di Boulevard Georges Favon, Franco Pepe ha inaugurato la sua prima pizzeria lontano da Caiazzo (Caserta), addirittura all’estero. Lo ha fatto grazie all’invito di Enrico Bortesi e di suo figlio Alessandro, bresciani di Edolo, proprietari di KYtaly, progetto di multi-ristorazione italiana di qualità nel quale è stato creato un angolo pizza tutto per il campano.

KYtaly a Ginevra è un esempio pilota, anche se nulla è in vista in tempi ravvicinati. Padre e figlio l’hanno aperto nel settembre 2014. E al Passo del Tonale, oltre Edolo e Pontedilegno, è loro la Baracca, così chiamata perché, loro proprietari di alcuni impianti di risalita, vi riponevano i gatti delle nevi e gli attrezzi di lavoro. Quella era in lamiera. Abbattuta, ne è stata ricostruita una avveniristica. Bei progetti che guardano avanti.
pm
 
     
     
     
     
 
Altri sbarchi a Milano, da Morelli al bistrot Gesto
 
     
 

L’effetto-Expo è passato, ma continuano le aperture a Milano di ristoranti interessanti. A parte Enrico Bartolini, con il suo nuovo locale all’interno del Mudec (ne abbiamo parlato qui), la città festeggia l’arrivo di un altro pezzo da novanta, Giancarlo Morelli (nella foto), che martedì 12 aprile esordisce con la sua Trattoria Trombetta in Largo Bellintani 1. «Della trattoria recupero i valori più veraci con la consapevolezza che oggi il mondo è cambiato, i gusti si sono evoluti e la parola cibo si è trasformata, divenendo esperienza polisensoriale», spiega Morelli. Quella della Trattoria Trombetta sarà una cucina “immediata”, in rapporto quotidiano con produttori selezionati e materie prime stagionali. A partire dalle 19 ci sarà la proposta I 14 cocktail classici riveduti con erbe aromatiche fresche. Apertura: da martedì a domenica sera, dalle 19 alle 23,30. Dalle 23,30 alle 00.30 carta ristretta.

Un gradito ritorno è invece quello di Sergio Mei, già al Four Seasons, ora nuovo direttore della cucina del Boscolo Milano. E ancora: la Terrazza Triennale rinnova la propria brigata, sempre sotto la regia di Stefano Cerveni (che cura anche il nuovo bar-bistrot Vista Darsena), dopo la scelta di Fabrizio Ferrari di passare all’Unico restaurant. Punterà forte sul proprio legame col mondo del design, a iniziare dai prossimi appuntamenti di Triennale Internazionale e Salone del Mobile; Felice Lo Basso dall’Unico passa al TownHouse Duomo, ne abbiamo parlato qui; la galassia Langosteria si arricchisce di un nuovo indirizzo, in Galleria del Corso, con Langosteria Café Milano.

Apre poi oggi il nuovo Gesto di via Sirtori 15, insegna già attiva a Perugia e Firenze, un bel locale easy e giovanile per gustare tapas di ottima qualità (davvero straordinario il minihamburger, con carni umbre) e buoni cocktail, con scelte sostenibili ed eco-compatibili, lavagnette che diventano piatti, per risparmiare acqua, carta, costi di apparecchiatura e di sala, il tutto a prezzo insolitamente contenuto.

Segnaliamo infine il "raddoppio" del milanese Andrea Alfieri, che torna tra i monti che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni, senza lasciare il suo Il Chiostro di Andrea meneghino. Ad Alfieri è stata affidata la cucina dell’hotel Alpen Suite, 5 stelle a Madonna di Campiglio. Si parte a fine giugno e si prosegue fino a metà settembre, poi l’appuntamento con la stagione invernale.
Carlo Passera
 
     
     
     
     
 
Msc e Fabrizio Ferrari sanno come trattare il mare
 
     
 

Msc Pesca Sostenibile, sede italiana di Marine Stewardship Council, un'organizzazione internazionale no-profit nata per promuovere la pesca sostenibile e tutelare il futuro dei mari attraverso il proprio programma di certificazione, festeggia il suo primo anno in Italia. Lo ha fatto poche ore fa, al FoodSpot di Tommaso Fara a Milano, con un incontro in cui ha spiegato le attività svolte in questi 365 giorni; l'evento è terminato con una cena raffinata - ovviamente a base di materia ittica - preparata da Fabrizio Ferrari de Al Porticciolo 84 di Lecco, primo ristorante italiano certificato Msc, come lo stesso Ferrari ha raccontato a Identità Golose, in questo articolo.

Torneremo a parlare del tema, qui ci piace intanto applaudire l'eleganza dello chef, capace di valorizzare come pochi l'eccellenza marina, con tocchi lievi che regalano complessità a piatti di enorme piacevolezza. Come quello della foto sopra, uno splendido red king marinato nella papaya, asparagi croccanti, pesto di alga nori, crema di bottarga e arachidi marinate nella salsa di soia. Bravi quelli di Msc, bravissimo Ferrari!
CP
 
     
     
     
     
 
Novità al Principe di Savoia: Buffolino nuovo chef
 
     
 
Al Ristorante Acanto dell’Hotel Principe di Savoia a Milano è arrivato un nuovo sovrano dei fornelli. Si chiama Alessandro Buffolino, ha 31 anni ed è originario della provincia di Benevento. Ha sostituito Fabrizio Cadei, che ora non si occupa più del menu del ristorante, ma rimane responsabile della ristorazione dell’albergo.

Prima di approdare a Milano, Alessandro prestava servizio a Roma alla Terrazza dell’Eden e nella brigata dello chef Alfonso Iaccarino al ristorante Baby dell’Hotel Aldrovandi. Non mancano poi i viaggi a Londra e in Francia da Pierre Orsi. Quest’ultimo gli dà l’opportunità di lavorare all’Eugenie Les Bains da Michel Guerard, uno dei padri della cucina francese (ha 3 stelle Michelin dal 1977). A lui si deve l’introduzione dei “jus” ricavati dalla cottura della carne, una tecnica che Buffolino apprende e fa sua.

Nella nuova carta dell’Acanto ci sono tracce degli insegnamenti dei grandi della cucina, ma anche tanto lavoro di innovazione personale. Colpiscono il Piatto D’artista- Creme brulèe di scampi con lingua di vitello e schiuma di caffè, il Fritto misto: calamari- gamberi- alici wasabi- hummus di ceci e i Paccheri cacio e pepe, ricordo dell’ossobuco. In quest’ultima creazione c’è la sintesi delle tre patrie dello chef: la Campania (per il pacchero), Roma (per il cacio e pepe) e Milano (per l’ossobuco).
Barbara Giglioli
 
     
     
     
     
 
La Griglia di Varrone, che qualità a Milano e Lucca!
 
     
 

Ottima cena, l'altra sera, a La Griglia di Varrone, gemello meneghino di un indirizzo di Lucca, nella città lombarda si trova in via Tocqueville 7. zona da struscio e cocktail, tante discoteche, ristoranti così così, materie prime spesso discutibili.

Non certo a La Griglia di Varrone, che si caratterizza proprio per un'infinita offerta di prodotti di altissima qualità, da tutto il mondo. La cucina è poco adatta ai vegetariani, i piatti principali vedono incontrare i migliori tagli di carne - Kobe, black angus statunitense o australiano, pluma di maiale iberico Joselito, pollo di Bresse, agnello di razza aragonese, coniglio grigio di Carmagnola... - con tre elementi: griglia, quercia, fuoco.

Ma tutto il menu è un inno all'eccellenza. Come l'antipasto del degustazione, che vedete nella foto: prosciutto di spalla Joselito, due piccole tartare di pura razza piemontese (una con foie gras e confit di cipolle, l'altra alla ligure), succulento, memorabile Pastrami su crosta di pane e Fiori di zucchine con burrata e acciughe del mar Cantabrico).
CP
 
     
     
     
     
 
Da Vittorio, mezzo secolo d'amore a Bergamo
 
     
 

«Il 6 aprile di mezzo secolo fa a Bergamo apriva su viale Roma, poi viale Papa Giovanni XXIII, un locale destinato a lasciare una traccia profonda nella ristorazione italiana: Da Vittorio, Vittorio Cerea, classe 1936, scomparso il 31 ottobre 2005 per malattia quando il locale suo e di sua moglie Bruna si era spostato da pochi mesi a Brusaporto, in provincia. Non può esistere controprova, ma difficile pensare che il trasloco, subito e non cercato, lo avesse entusiasmato».

Inizia così il pezzo che ho scritto due giorni fa in occasione dei 50 anni dall’apertura di questo ristorantissimo bergamasco. La lettura continua qui.
 
     
     
     
     
 
Toh, Fiumicino sta diventando una meta gourmet
 
     
 

Chi avrebbe scommesso un solo dinaro su Fiumicino come meta per buongustai? La località, che era nota fino a non molto tempo fa unicamente per l’aeroporto internazionale, si sta trasformando in una piccola, golosa Mecca dell’alta cucina.

C’è ovviamente Gianfranco Pascucci, col suo straordinario Pascucci al Porticciolo (nella foto, uno splendido piatto che abbiamo recentemente gustato), che porta avanti i suoi progetti all’insegna del rispetto dell’ambiente marino e costiero, in collaborazione con il Wwf, e di creazione di un’intera filiera di produttori di qualità. Ne riparleremo a breve sul nostro sito identitagolose.it.

C’è poi l’Osteria dell'Orologio dello chef Marco Claroni, che così Luciana Squadrilli racconta sulla nostra guida online: “Fa sempre piacere trovare giovani cuochi capaci tanto di maneggiare con destrezza tecniche e materie prime - in questo caso quella ittica di prima scelta, trattata con il dovuto rispetto - quanto di saper modulare la propria fantasia a favore del risultato finale. Claroni - che dell'Osteria dell'Orologio è anche patron, insieme alla compagna Gerarda - è tra questi: non ha bisogno di stupire con effetti speciali, non è uno di quelli a cui piace fare ‘il fenomeno’”.

Ci sarà presto anche Lele Usai, che ha chiuso il suo storico locale di Ostia e col socio Claudio Bronzi lavora sodo nella sua nuova struttura sulla sponda destra del Tevere, lato Fiumicino, al civico 127 di via Monte Candria. Tutto dovrebbe essere pronto a metà maggio. Non viene voglia di prendere l’aereo?
Carlo Passera
 
     
     
     
     
 
Aliberti, la Fiorida rafforza la brigata
 
     
 

La foto fissa i volti di Gianni Tarabini, chef stellato alla Présef, il ristorante all’interno del progetto tutto natura della Fiorida a Mantello in Valtellina, telefono +39.0342 680846, e, chioma e barba nere, di Franco Aliberti che torna così in una brigata di valore. Nella loro agenda, spicca l’appuntamento con la manifestazione Il Bitto e le stelle, Bitto il re dei formaggi.
 
     
     
     
     
 
La Dispensa dei padri, maestri e profeti
 
     
 

Riceviamo sempre con molto piacere Dispensa bookzine, uno dei progetti editoriali più felici in circolazione, «Generi alimentari & generi umani» tenuti insieme da Martina Liverani. Il tema del quinto numero (acquistabile online a 21 euro) è “I Padri, i Maestri, i Profeti”. Come si riconosce un maestro? Chi sono i profeti da ascoltare? E i padri a cui disobbedire? Le risposte arrivano attraverso 12 articoli, in un climax ascendente di spunti.

Si parte con il romanzo di formazione di Alfonso ed Ernesto Iaccarino, presente e futuro di Don Alfonso a Sant’Agata sui due Golfi, un rapporto complesso filtrato da Gabriele Zanatta e dalle splendide foto di Stefano Scatà. Spassoso Enrico Vignoli, che si occupa delle segnalazioni di ristoranti elargite direttamente dai supereroi (si scopre così, ad esempio, che Capitan America va matto per il pastrami di Katz a New York). Giorgia Cannarella ci porta in India, tra le comunità matriarcali indigene; Tokyo Cervigni a Kyoto da Masatake Fukuyama, ceramista da 7 generazioni.

La stessa Liverani disserta sul format principe della ristorazione italiana, la trattoria, ribadendo che sono maturi i tempi per nuovi modelli. C’è Spazio per Trippa, insomma. A propositi di profeti, ci sono anche quelli falsi. È andata a raccoglierli Sara Porro in fondo alla Dispensa, con un insieme spassoso di predizioni passate sulle nostre abitudini alimentari. Non ci hanno preso quasi mai.
 
     
     
     
     
 
Fuoricasello: la guida compie 10 anni
 
     
 

Si chiama Fuoricasello ed è un caso editoriale perché in 9 edizioni ha venduto 650mila copie. E il bottino è destinato ad aumentare perché da qualche giorno è uscita la decima edizione, un anniversario che i fratelli Giovanni, Paola e Osvaldo Longo di Longo Speciality (foto) hanno deciso di festeggiare con una piacevole serata da Mangiari di Strada, il tempio dello street-food italiano di Giuseppe Zen a Milano.

Fuoricasello è «la prima e unica guida che segnala locali sicuri per mangiare bene, a 5 minuti dall’uscita delle autostrade e delle più importanti superstrade italiane», una bussola tenuta in macchina da così tante persone per la sua innegabile utilità: ognuno (o quasi) dei singoli caselli autostradali d’Italia segnala un’insegna in cui stare bene a un tiro di schioppo dal pedaggio, 812 locali messi in fila dal casello autostradale di corso Giulio Cesare a Torino (sulla A4, Torino-Trieste) fino all’uscita di Porto Torres, sulla statale 131 Carlo Felice in Sardegna.

I racconti sono molto piacevoli e sintetici, frutto delle segnalazioni di decine e decine di appassionati. E le schede sono ricche di informazioni accessorie: indicano persino la disponibilità dei seggioloni per bambini, la durata media delle soste, le proposte per celiaci… Costa 20 euro, si acquista in libreria oppure online su www.fuoricasello.it.
 
     
     
     
     
 
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