Wine Tip

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Gentile {NOMEUTENTE}
Questa è la newsletter numero 88 tra quelle che dedichiamo al vino, è vigilia di Vinitaly ed il minimo che sia pubblicata, quasi un atto dovuto. Ma non è la solita raccolta di notizie. Tanti fattori recenti, i sei mesi di Expo, maggio/ottobre 2015, l’ultima edizione di Identità Golose un mese fa a Milano, ci hanno spinto a impegnarci con maggiore attenzione e investimenti nel mondo del vino.

In attesa di segni davvero evidenti, spicca la firma di Raffaele Foglia. Non è certo nuova nel sito e nella guida ai ristoranti, ma Foglia conosce il mondo del vino e le capisce, che sono due cose ben distinte. Affianca Cinzia Benzi e già questa newsletter è il frutto del loro lavoro. Buon lavoro a loro e buona lettura a tutti.

Paolo Marchi
 

Vinitaly, 50 anni e non sentirli

A Verona è un po’ come la prima dell’Arena: un appuntamento da non perdere. Vinitaly è così: la fiera sul mondo dell’enologia rappresenta una sorta “Marcia trionfale dell’Aida”, un faro puntato sulla città e sul mondo del vino, nel bene o nel male. E nel bene o nel male, Vinitaly è arrivata alla cinquantesima edizione: di strada ne ha fatta tanta. Lo sanno bene quelle 42 aziende che sono presenti fin dalla prima ora e che sulla fiera veronese hanno scommesso: perché 50 anni fa si trattava di un azzardo. Ora è un appuntamento fisso. Imprescindibile.

Perché alla fine, le aziende che si presentano a Verona (oltre 4mila) sanno che tra i 150mila visitatori (un terzo sono stranieri) ci possono essere nuovi contatti, ipotesi di collaborazioni commerciali, possibili contratti ma anche semplici appassionati che, comunque, possono far “girare” il nome delle cantine, per quella pubblicità del “passaparola” che resta un’arma vincente. Per questo Vinitaly funziona: anche perché il vino, alla fine, bisogna provarlo, per poterlo vendere. Non basta una bella etichetta.

Vinitaly è aperto da domenica 10 a mercoledì 13 aprile a Veronafiere, dalle 9.30 alle 18, ingresso a 80 euro (75 su internet) per un giorno e 120 euro per tutta la manifestazione (115 online).

Raffaele Foglia
(Credits foto Ennevi-Veronafiere)
 

Amarone Bolla, un cinquantenne a Vinitaly

Nel solo Veneto esistono oggi oltre 20 Denominazioni d’origine controllata e svariate sottocategorie. Cinquant’anni fa era fisiologico che Vinitaly ospitasse più realtà veronesi che di altre zone della regione. Tra i pochi marchi sempre presenti alla rassegna scaligera c’è Bolla, con 50 partecipazioni consecutive. Tra il 2006 e il 2009 fu Giv ad acquistarla continuando la produzione dei vini e distribuendoli nel mondo.

La prima cantina Bolla risale al 1883: fu realizzata a Soave con una produzione in primis dell’omonimo vino. Poi arrivarono l’Amarone, il Valpolicella e, a seguire, il Recioto. Nel 1939 Bolla fu una delle poche aziende vinicole a ottenere come fregio dalla Casa Reale di Savoia lo stemma reale. Nel 1967 ecco l’azienda a Vinitaly, quella prima edizione di cui non si aveva ancora idea di come potesse evolvere, avere un futuro e soprattutto diventare quello che è oggi, dopo mezzo secolo.

Se passato e presente di Bolla sono chiari, per i progetti futuri occorre visitare lo spazio Giv con tutti i nuovi vini, il progetto “i Nobel” e non solo. Padiglione 4 stand C4.
CB
 

Da ViniVeri 2016 il no al glifosato

ViniVeri 2016 si appella alla Commissione europea. Con un netto e chiaro “no” all’erbicida chimico glifosato. La manifestazione si svolge da venerdì 8 a domenica 10 aprile a Cerea, sempre in provincia di Verona, dove da ieri si ritrovano poco più di cento produttori, dei quali 70 dall’Italia e il rimanente dall’Europa (con una presenza di 8 aziende dalla Georgia). E’ organizzata dal Consorzio ViniVeri che, come regola, non ha quella del “bio” o del “biodinamico”, bensì l’utilizzo più naturale possibile per la realizzazione del vino, evitando “manipolazioni” in cantina ed escludendo concimi chimici o diserbanti.

Quest’anno la manifestazione promuove la petizione contro l’utilizzo del glifosato: “A maggio la Commissione Europea – spiegano gli organizzatori - deciderà sull’utilizzo del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo, che avvelena i terreni e le relative falde acquifere, oltre a persiste all’interno della pianta sulla quale viene utilizzata”. E il presidente Giampiero Bea ha sottolineato: «Noi ci opponiamo al rinnovo dell’autorizzazione per l’utilizzo e l’impiego del glifosato in Europa e se possibile in tutto il mondo. Ciò in coerenza ai principi statutari e fondati del nostro Consorzio ViniVeri».

ViniVeri è aperto da ieri, venerdì 8, a domenica 10 aprile a Cerea (Verona), dalle 10 alle 20, ingresso a 20 euro.
RF
 

Summa 2016 apre anche agli appassionati

All’inizio si chiama “Quintett”, perché dovevano essere cinque i vignaioli invitati nella Tenuta di Alois Lageder. Ma è lo stesso Lageder a raccontare: «Una sera, mia moglie Veronika ed io, entrambi appassionati di musica contemporanea, eravamo immersi nelle note del compositore estone Arvo Pärt e stavamo rimuginando proprio sul nuovo nome da dare all’evento. Quando lei, per combinazione, consultò la custodia del cd per leggere il titolo del brano che stavamo ascoltando, trovò scritto “Summa for Strings“. Avevamo trovato il nome giusto».

Sabato 9 aprile (e fino a lunedì 11) andrà in scena Summa, l’appuntamento organizzato dalla Tenuta Alois Lageder a Casòn Hirschprunn, Magrè (in provincia di Bolzano), e dedicato all’eccellenza vitivinicola proveniente da tutto il mondo. E quest’anno ci sarà spazio anche agli appassionati, solo alla domenica, mentre le altre giornate restano riservate agli operatori del settore. Summa è arrivata alla diciottesima edizione. Saranno 60 i produttori, provenienti da Italia, Francia, Austria, Germania, Australia e Nuova Zelanda. Non solo banco di assaggio, ma anche degustazioni, tra i quali i vini certificati Demeter e le nuove annate di Lageder, verticali e seminari, gastronomia e visite guidate della cantina e dei vigneti. Quest’anno la Tenuta Alois Lageder devolverà una parte del ricavato all’associazione umanitaria Casa della Solidarietà.

Summa è aperta da sabato 9 a lunedì 11 aprile, dalle 10 alle 18 (lunedì fino alle 17). La partecipazione alla manifestazione è consentita solo previa registrazione, iscrizione e pagamento online.
RF
 

VinNatur ha «qualcosa da raccontare»

Villa Favorita 2016: 150 produttori, provenienti da sette nazioni differenti, «ognuno con qualcosa da raccontare». Tutti sotto il marchio di VinNatur. Da sabato a lunedì, dalle 10 alle 18, nello splendido contesto di Monticello di Fara, a Sarego, in provincia di Vicenza, la manifestazione punta tutto sui vini naturali. “Riunisce viticoltori europei che hanno il comune obiettivo di condividere le tecniche e le esperienze per produrre vino in maniera naturale, sia in vigna che in cantina, e di divulgare la cultura del “terroir”. Ogni visitatore potrà incontrare e conoscere i produttori stessi, nonché acquistare direttamente dagli stessi il vino in degustazione”.

La partecipazione alla manifestazione è riservata ai soli associati VinNatur, quindi a produttori i vini dei quali sono stati sottoposti alle analisi chimiche annuali per rilevare la presenza di pesticidi. “Questo perché – spiega Angiolino Maule, fondatore e presidente – essere soci VinNatur significa impegnarsi in vigna e in cantina, ma anche essere trasparenti per rendere concreto il rispetto e la lealtà di ogni viticoltore verso la terra, verso se stesso e verso chi sceglie quel vino. Ed è una strada sulla quale molti si stanno avviando. Solo nel 2015 abbiamo ricevuto oltre 50 richieste di ammissione da vignaioli da tutta Europa. Ne abbiamo accettate 30”. Ingresso a 20 euro.
RF
 

Così parlò Josko Gravner a Marsala

Josko Gravner, vignaiolo cult di Lenzuolo Bianco a Oslavia, al confine con la Slovenia è stato invitato nei giorni scorsi dal collega (e assessore dimissionario del suo Comune) Nino Barraco, a tenere una lezione per i vignaioli di Marsala. La sala era gremita e gli applausi al termine dell’intervento non finivano mai. Mentre moderavamo l’intervento, ci siamo appuntati qualche frase saliente del vignaiolo friulano, che vale la pena riportare qui.

«Nel 2012 ho estirpato tutti i vitigni bianchi che non fossero Ribolla. Con questo vitigno ho un feeling che con gli altri non avevo».

«Vorrei morire non prima dei 114 anni, ma sono pronto anche a morire domani. Questo vuol dire che ogni giorno lavoro per chiudere la giornata con la coscienza pulita».

«Negli anni 90 il mio obiettivo era eliminare lo zolfo. Ho fatto dei tentativi e ho capito che non è possibile. Oggi è l’unico additivo che uso. E lo continuerò a usare».

«Non c’è vita senz’acqua: la mia viticoltura nasce dall’acqua stagna, da un ecosistema in cui gli uccellini possono mangiare le zanzare».

«I concimi chimici per la terra sono come la droga per l’uomo: danno la forza ma lentamente ti uccidono».

«L’anfora è il primo recipiente che l’uomo ha usato per il vino. Nel mio primo viaggio in Georgia, anno 1997, il solo vedere la fermentazione spontanea senza alcun intervento umano mi ha fatto tremare il cuore. Ho pensato: morirò con le anfore».

«Il colore del vino non conta. A contare dev'essere l'anima, come nelle persone».

«Non condivido chi chiama i suoi vini “naturali” o “veri”. La parola vino deve racchiudere già dentro di sé questi significati. Il vino è sincero per definizione».

«Condivido quel che diceva Gino Veronelli: meglio il peggiore dei vini artigianali del miglior vino industriale».

E’ vero che ti porti sempre i tuoi vini al ristorante? «Certo, ma non perché voglio risparmiare: avete mai visto Enzo Ferrari andare in giro in Porsche?».
Gabriele Zanatta
 

Angelo Gaja alla scoperta dei vini sudafricani

Un grande maestro di enologia italiana (e mondiale) al confronto con una vitivinicoltura ancora giovane, ma che ha già tanto da dire. E' la sintesi possibile dell'articolo con il quale Angelo Gaja, punto di riferimento delle migliori Langhe in bottiglia, ha raccontato sui Identità Golose circa la sua avventura in Sudafrica.

Scrive Gaja: "Il livello di qualità dei vini assaggiati è medio-alto. Nei vini bianchi eccelle una varietà scarsamente diffusa nel Nuovo Mondo, lo Chenin Blanc, che ho molto apprezzato per eleganza, sapidità e freschezza conferitagli da un’acidità vibrante. Con il cambiamento climatico in atto e? questa una varietà che, i produttori che lo desiderano, dovrebbero essere autorizzati a piantare anche in Italia centro-meridionale. Nelle varietà a uva nera primeggiano Shiraz, oltreché Cabernet Sauvignon". Qui l'intero articolo.
 

Lady Cerasuolo e le anteprime

Gaetana Jacono di Valle dell’Acate racconta la sua Sicilia con le nuove annate realizzate in collaborazione dell’enologo Carlo Casavecchia, un piemontese dal cuore siciliano. Valle dell’Acate è una distesa di vigneti in provincia di Ragusa tra Acate, Comiso e Vittoria. Il Cerasuolo di Vittoria docg 2013, annata disponibile per l’estate, svela un vino elegante con grande potenziale d’invecchiamento, un binomio ben riuscito tra Frappato e Nero d’Avola.

Il Frappato 2015 è un’esplosione di aromaticità, buona acidità, tannino asciutto. I bianchi Zagra 2015 (Grillo) e Bidis 2014 (Chardonnay) confermano un’identità più salata per il primo e una vena acida per il secondo. Un’anteprima milanese in cui Gaetana ha voluto rendere omaggio all’amico Franco Ruta di Modica della Dolceria Bonaiuto (scomparso, recentemente): «Il sodalizio vino/cioccolato scommetteva sulla Sicilia sana e bella. Franco ci mancherà ma Bonajuto è li». Al Vintaly si troveranno al padiglione 2, stand 25b/31c.
Cinzia Benzi
 

Tutti concordi: in vino biodiversitas

In Vino Biodiversitas è stato il titolo del convegno che lo scorso 1° aprile ha richiamato a Castelfranco Veneto alcuni dei più importanti attori del mondo enogastronomico. Si sono confrontati personaggi del calibro di Gianfranco Caoduro (ideatore del protocollo Biodiversity Friend), Ivan Rapuzzi (titolare di Ronchi di Cialla), Francesco Iacono (vicepresidente di Arcipelago Muratori), Attilio Scienza (professore di Viticoltura a Milano), Alessandro Scorsone (sommelier e cerimoniere di Palazzo Chigi) e Alberto Coffele (titolare dell’azienda biologica Coffele).

Caoduro ha sottolineato il problema della perdita di biodiversità sul territorio e la necessità di aumentare la complessità biologica degli agrosistemi. Rapuzzi ha raccontato della sua azienda attiva dal 1970: è stato uno dei primi sostenitori della biodiversità.

È poi intervenuto Scienza, che ha raccontato come un vigneto debba tornare a essere ricco di biodiversità, portando vari esempi di terreni brutti esteticamente (quindi pieni di erbacce, etc.) ma ricchi di valore. Ha messo in evidenza come varie specie animali, quali lombrichi e micorizze, siano indicatrici della salubrità di un terreno.

Sulla stessa linea di pensiero Iacono che ha parlato del progetto Simbiotico in vigna soffermandosi sul fatto che il suolo non è un mero fattore di produzione ma anche una risorsa ambientale. Il convegno si è concluso con l’intervento di Scorsone, che ha coinvolto la platea raccontando il punto di vista del sommelier sia in tema di biodiversità sia come figura chiave per tradurre ciò che il semplice vignaiolo vuole raccontare.
 

Barbarrique e l’invasione del Trentino

La domanda è semplice: cosa ci fa della birra nelle barrique o, in bottiglie, sulle pupitres da spumante in una cantina del Trentino? E’ questa domanda trova risposta nella pacifica invasione che dalla provincia di Como, per la precisione dall’Officina Alchemica del Birrificio Italiano di Limido Comasco, ha portato il barbaro Banshy (simbolo della nuova azienda) fino a Trambileno, a pochi passi da Rovereto, dove è stata creata Barbarrique.

L’idea è venuta al mastro birraio Agostino Arioli e a due enologi, Andrea Moser e Matteo Marzari, che hanno deciso di unire le forze (e le conoscenze tecniche) per creare qualcosa che fosse più di una “semplice” birra invecchiata. L’intera produzione è dedicata a queste contaminazioni: la birra, realizzata nel Comasco, viene portata in Trentino e qui “lavorata”.

Non solo barrique, come suggerisce il nome, ma anche metodo classico: così nascono le birre spumante, tra le quali Inclusio Ultima, dove il luppolo viene messo anche in rifermentazione in bottiglia. Ma poi ci sono birre dove, in fase di produzione, viene inserito anche del mosto di vino (ovviamente Trentino). E i risultati sono eccezionali. Da provare.
RF
(nella foto: i soci del Birrificio assieme ai due enologi e al responsabile della cantina)