Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
Devo fare i complimenti a Luciano Pignataro, giornalista del Mattino di Napoli, titolare del blog Luciano Pignataro Wineblog, perché, intervenuto come tanti lo scorso 23 maggio all’inaugurazione all’Expo del Padiglione del vino, curato da Riccardo Cotarella, ha colto in pieno la nota più importante. In un pezzo poi ripreso in rete, ha rimarcato come sia venuto meno l’automatico abbinamento tra cibo e vino. Non che il vino non sia più il naturale sposo di una pietanza, ma la complessità della cucina contemporanea è ormai tale che non va più dato per scontato.

I confini si sono allargati e un vino sempre più buono, in certi frangenti deve giocarsela con succhi naturali, cocktail, birre e via versando nei calici. Niko Romito, tre stelle al Reale Casadonna a Castel di Sangro in provincia di L’Aquila ha detto che 9 su 10 tra coloro che scelgono il menu degustazione scelgono pure i vini in abbinamento e lui stesso non concepisce più bere la stessa bottiglia dall’antipasto al dolce, per il pasto intero. Per i produttori è una sfida in più da raccogliere.

Paolo Marchi
 

Il vino ha il suo padiglione e la sua festa

Ci sarà anche la giornata dedicata al vino tra le dieci feste organizzate da domani (il latte) e il 19 ottobre (la pasta) all’interno dell’Esposizione Universale. Dobbiamo avere un po’ di pazienza, cadrà il 19 settembre, ma il vino è ben rappresentato all’Expo milanese perché occupa un padiglione interno sul cardo, guardando l’Albero della Vita sulla destra. E’ stato inaugurato il 23 maggio, a inizio settimana, il tradizionale, immancabile taglio del nastro che ha sancito l’ufficialità della cosa. Padiglione aperto subito, fin dal primo giorno venerdì 1 maggio. Segno che l’Italia, gli organizzatori ci credono. E questo è importante.
 

Birra Moretti mette gli chef in etichetta

Cosa unisce tra loro Antonino Cannavacciuolo (Villa Crespi a Orta San Giulio in provincia di Novara), Davide Del Duca (Fernanda a Roma), Christian Milone (GastronavicellaTrattoria Zappatori a Pinerolo tra Torino e le Alpi), Davide Oldani (D’O a Cornaredo poco fuori Milano), Claudio Sadler (Ristorante Sadler a Milano) e Viviana Varese (Alice da Eataly Smeraldo a Milano)? Non vale rispondere “sono tutti e sei degli chef”, questo lo diamo per assodato. Piuttosto sono diventati tutti e sei dei personaggi legati alla birra, non una qualsiasi ma la Birra Moretti. Una in particolare tra le undici prodotte, quella battezzata Ricetta Originale, la primissima, il punto di partenza di una lunga storia di successo.

Da giugno, ormai ci siamo, saranno sull’etichetta della bottiglia, raffigurati a mo’ di Baffo Moretti, dei ritratti a fumetto, simpatici e briosi come un calice di birra. Tra loro Milone e Del Duca sono vincitori del premio Birra Moretti Grand Cru, rispettivamente nel 2012 e nel 2014, mentre i colleghi stellati sono stati giurati nelle varie edizioni e ora eccoli fianco a fianco.

Questa sorta di figurine verranno vendute sciolte piuttosto che in blocco di tre (a caso) o di sei, idem: come capita capita. Contenuto sempre uguale, cambierà il cuoco in vetrina e potrebbero capitare che a un collezionista risulti introvabile Cannavacciuolo e a un altro Viviana Varese.
 

Consorzio Italia del Vino sugli scudi

Il Consorzio Italia del Vino si è presentato nuovamente ieri a Identità Expo, nell’ambito della programmazione che proprio i due soggetti stanno studiando congiuntamente.

Italia del Vino è il consorzio privato che raggruppa, dal 2009, 12 fra le più importanti aziende del comparto vitivinicolo italiano, presenti su tutti i mercati mondiali (fatturato complessivo del 2014: oltre 800 milioni di euro). Si tratta di Cantine Banfi, Cantina Lunae, Cantine Ferrari Fratelli Lunelli, Casa Vinicola Sartori, Casa Vinicola Zonin, Gruppo Italiano Vini, Librandi Antonio e Nicodemo, Marchesi di Barolo, Medici Ermete & Figli, Santa Margherita, Società Agricola Drei Donà, Terredora.

A spiegare l’evoluzione del gruppo e il perché della sua presenza a Identità Expo è stato direttamente il neo-presidente, Andrea Sartori (nella foto), eletto lo scorso 25 marzo insieme ai vicepresidenti Roberta Corrà di Gruppo Italiano Vini e Alberto Medici della Medici Ermete & Figli. Sartori è succeduto a Ettore Nicoletto, che aveva retto la carica per due mandati.

«Il consorzio è nato nel 2009 da 5 aziende, poi si è allargato poco a poco – ha spiegato –. Ciò che ci accomuna è una simile logica imprenditoriale e una forte propensione all’export» che vuole confermarsi, come dimostrano i forti investimenti operati tanto in Estremo Oriente quanto in Nordamerica, iniziative che vanno a braccetto con la partnership con Identità Golose a Expo 2015: «Siamo lieti di coprire circa il 70% della lista vini a Identità Expo – ha sottolineato ancora il neo-presidente –. Senza contare che ci piace l’idea di poter disporre di questo luogo per gli eventi legati al vino, tutti i mercoledì dalle 18 alle 19».

I prossimi appuntamenti già fissati in programma sono il 10 giugno l’incontro tra il Gruppo Italiano Vini e gli studenti di Alma; il 24 giugno si presenta invece il Gruppo Santa Margherita.
 

Hennessy, il cognac dei 250 anni

Nel 1765 ha origine e si sviluppa, nel sud ovest della Francia, quella che oggi è la più grande maison di Cognac al mondo: 250 anni di savoir faire. Questo momento storico segna un traguardo che si esprime creando, per l’occasione, un blend delicato ed elegante: Hennessy 250 Collector Blend.

Questo cognac racchiude l’intera filosofia di perfezionismo sintetizzata nei concetti di selezione, invecchiamento e assemblaggio: 250 barili contenenti 250 litri (di solito ne contengono 270) per allinearsi a un numero importante. Il legno è una delle priorità di Hennessy per produrre cognac unici con utilizzo di rovere proveniente dalla regione del Limosino, da foreste ora gestite in maniera sostenibile.

Certo la distillazione e i vigneti della Charente donano un colore ambrato, luminoso con toni aromatici che spaziano dalle erbe alle spezie con note agrumate d’arancia amara per poi virare verso la liquirizia, foglie di menta essiccata e speziature finali di zafferano. In sintesi: eleganza e unicità proprio come il decanter contemporaneo che permette una degustazione ottimale di quest’ultima creazione della maison.

Per celebrare i 250 anni, Hennessy ha creato un tour mondiale che ha toccato anche l’Italia, con una singolare time barrel ossia una capsula del tempo virtuale fatta di contenuti generati dagli utenti che saranno invitati a lasciare un messaggio, in eredità alle generazioni future, una vera “eau de vie”. Tutti i messaggi raccolti durante l’Hennessy 250 tour intorno al mondo saranno conservati nelle cantine di Cognac fino al prossimo anniversario del 2065.
Cinzia Benzi
 

Cava all'Expo, scrutando il futuro

Il Cava è all’Expo e forse anche a un bivio. Il noto vino spumante spagnolo è protagonista fino a domani, sempre alle 17, di esperienze multimediali ospitate dal padiglione spagnolo a Expo 2015. Nel medesimo tempo, cerca di trovare un giusto posizionamento sul mercato, e lo fa sperimentando nuovi blend di vitigni che vadano oltre i tre tradizionali: Macabeo (che dà acidità e struttura), Xarel-lo (consistenza e grado alcolico) e Parellada, responsabile della qualità aromatica.

La Settimana del Cava durerà fino a domenica 31 maggio. Obiettivo dichiarato dagli organizzatori – in primis il Consejo Regulador del Cava, per bocca del suo presidente Pedro Bonet Ferrer – è quello di promuovere il vino mettendone in luce la versatilità a tavola e la sua piena appartenenza alla dieta mediterranea, con i vantaggi che ne derivano. Dunque un vino fruttato, piacevole, non necessariamente impegnativo, senza sentori troppo forti di lievito.

Propositi ammirevoli, che vanno a braccetto con una tendenza interessante: la sperimentazione di nuovi vitigni nell’assemblaggio. Sempre più, infatti, altre uve trovano posto in bottiglia: Chardonnay, Malvasia Riojana, Pinot Noir, Trepat, Garnacha tinta, Monastrell. «Curioso - racconta Alessandro Maietta, presidente dell’Associazione italiana sommelier – Le nostre bollicine sono nate guardando alla Francia, usando quindi Chardonnay, Pinot nero e Pinot meunier, poco a poco però è emersa la tendenza a focalizzare l’attenzione sulle nostre uve. In Spagna sembrerebbe accadere l’opposto». E c’è chi ha fatto notare le critiche che molti enologi riservano all’uso del Macabeo, responsabile di certi sentori finali di petrolio che il Chardonnay invece neutralizzerebbe.

Il Cava gode del vantaggio della denominazione unica, laddove gli spumanti italiani sono parcellizzati tra Trento, Franciacorta, Oltrepo Pavese, senza contare le varie metodologie. In Spagna è tutto, invece, metodo classico (circa 250 milioni di bottiglie, contro i 25 milioni di questo stesso metodo, in Italia), ed ha un’area Do – la nostra Doc – che abbraccia svariate comunidades e province spagnole: Barcellona, Tarragona, Lleida, Girona, Saragozza, La Rioja, Alava, Navarra, Valencia…
Carlo Passera
 

Bodega Numanthia, tempranillo cosmopolita

Nel corso di una recente visita in Italia di Manuel Louzada, direttore di Bodega Numanthia, è stato presentato il millesimo 2010 di Numanthis, vino spagnolo proveniente dall’estremo ovest della Castilla y León. Winemaker figlio d’arte, origini ispaniche ma esperienze enologiche nei territori più interessanti del pianeta, Louzada ha peregrinato dalla Francia all’Argentina, per tornare nell’amata Spagna.

Valdefinjas, la piccola cittadina vicino alla più famosa Toro, un’area geografica che dal 1998 a oggi è passata da 8 bodegas a oltre una quarantina con investitori importanti, proprio come il gruppo LVMH che nel 2008, acquistò la proprietà di Bodega Numanthia e fece tesoro di una caratteristica unica di questo territorio: l’altitudine.

Siamo su 700 metri sul livello del mare, tra vigneti con un età media da 70 a 100 anni, paesaggio quasi desertico caratterizzato da un clima diurno rovente mitigato dalle notti fresche. Condizioni di terroir che permettono al Tempranillo (vitigno a bacca rossa) cosiddetto Tinta de Toro di ottenere Numanthia, un vino che ha raggiunto un meritato primato di eccellenza. Parliamo di un’etichetta che vanta 18 mesi d’invecchiamento in botti di rovere francese e che all’assaggio si presenta elegante, raffinato, con note marcate di frutti rossi maturi, sfumate da sentori di cioccolato e tannini delicati.

Un Tempranillo quasi cosmopolita e, senza dubbio, ben allineato ai grandi vini rossi europei.
CB
 

Cantine Aperte, vino in festa nel weekend

Torna, puntuale come ogni anno da 23 stagioni, Cantine Aperte. Sabato 30 e domenica 31 maggio (in alcune regioni anche lunedì 1 e martedì 2 giugno), centinaia di cantine da Nord a Sud dello Stivale si apriranno al pubblico in una festa diventata ormai un rituale.

Si tratta dell’evento enoturistico più importante in Italia. Dal 1993, l’ultima domenica di maggio, le cantine socie del Movimento Turismo del Vino aprono le loro porte al pubblico, favorendo un contatto diretto con gli appassionati. Oltre alla possibilità di assaggiare i vini e di acquistarli direttamente in azienda, è possibile entrare nelle cantine per scoprire i segreti della vinificazione e dell'affinamento. Protagonisti dell’evento sono i giovani, che contribuiscono ad animare le innumerevoli iniziative di cultura gastronomica e artistica che fioriscono attorno all’evento in tutto il Paese, su iniziativa degli stessi vignaioli.

L’evento quest’anno abbina all’esperienza in cantina gli scatti su Instagram con il contest "Bevi cosa Vedi" che coinvolgerà le community di Instagramers di tutta Italia premiando i migliori scatti che raccontino l'abbinamento vino e territorio. Dalle degustazioni alle visite in vigna, sono previste numerose iniziative che dalle Alpi all’Etna celebreranno il sodalizio tra vino e foto. Qui il dettaglio di tutte le cantine, regione per regione.
 

Barbatelle, l'opera. Il 6 giugno a Milano

Si chiama “Barbatelle” o “Una di vino commedia” ed è un’opera con prosa (genere letterario “Singspiel”, divertimento buffo), o teatro con musica che sarà eseguita in anteprima e in data unica, sabato 6 giugno (ore 16), all’Auditorium di Milano in largo Mahler, da Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, diretti rispettivamente da Luis Bacalov ed Erina Gambarini.

Tratta liberamente dalla commedia Barbatelle di Giancarlo Cignozzi; musiche di Luis Bacalov, libretto di Giancarlo Cignozzi, con la collaborazione per le arie di Francesca Verducci e la regia di Carlos Branca (durata 90 minuti circa), nelle parole del direttore generale de laVerdi Luigi Corbani, «Non è casuale la scelta del tema del vino per questa nuova opera originale di Luis Bacalov Il collegamento con la filosofia dell’Expo milanese è evidente: il vino infatti non è solo un prodotto della terra ma è un modello culturale, frutto del lavoro e dell’ingegno di molti, che affonda le radici nella nostra cultura millenaria».

Come sottolinea il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci, “Il vino, soprattutto un grande vino come il Brunello, è storia, tradizione e cultura legati ad un territorio. Già dieci anni fa, in occasione dei 40 anni del Consorzio, sostenemmo la pubblicazione del libro di Carlo Cignozzi. Oggi, con l’opera di Bacalov, eseguita in prima assoluta da laVerdi di Milano, abbiamo un’altra grande opportunità per far parlare del Brunello”. Tutte le informazioni sono su www.laverdi.org.