Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
Da domani, domenica 22 marzo, a mercoledì 25 Verona ospiterà l’edizione numero 49 del Vinitaly, la massima passerella del vino in Italia, quel tipo di evento che fa notizia in ogni direzione e che costringe anche chi ha idee diverse a fare i conti con esso. Mi ricorda Nanni Moretti quando in Ecce bombo si chiede se lo si nota di più se viene o se non viene. Quale che sia la risposta, vince il Vinitaly al quale dedichiamo questa newsletter e i prossimi servizi nel sito di Identità. Li hanno curati Cinzia Benzi, Raffaele Foglia e Chiara Nicolini che ringrazio.

Paolo Marchi
 

Vinitaly 1/Un evento, tante anime

Per fare un’analisi di quanto sia importante Vinitaly (aperta dal 22 al 25 marzo per la sua 49esima edizione), bisogna solo prendere in considerazione alcuni dati strettamente economici: 380mila aziende vitivinicole in Italia (che rappresentano il 23% delle imprese agricole), 40 milioni di ettolitri prodotti nel 2014 (nonostante un calo del 17% rispetto all’anno precedente), 12 miliardi di euro di fatturato.

Da qui si capisce come la fiera veronese sia diventata un appuntamento fisso, imprescindibile, per moltissime aziende. Per il settore del vino è un po’ come il festival di Sanremo per la televisione: che piaccia o non piaccia, c’è sempre. Tutti ne parlano, pochi ascoltano davvero le canzoni, molti lo criticano.

Dal Vinitaly dobbiamo aspettarci vini buoni. Ed è anche per questo motivo che l’edizione 2015 è considerata un aperitivo dell’Expo. Anche perché sarà proprio Vinitaly l’attore principale dell’ampia area dedicata al vino del padiglione dell’Esposizione mondiale che inizierà a maggio.

Così sarà un’importante vetrina “anticipata” di Expo, e in quel caso il numero di visitatori da tutto il mondo sarà esponenzialmente più elevato rispetto ai quattro giorni della fiera di Verona. E in vetrina i negozi non mettono certo i prodotti peggiori: è per questo che il diktat delle aziende presenti sarà quello della qualità, che è l’unica vera discriminante per far “girare” l’economia del vino. Insomma, meno sfarzo e più sostanza.

E anche più attenzione all’ambiente, come suggerisce proprio il tema di Expo: così, al Vinitaly, trovano sempre più spazio i vini biologici e biodinamici, con un padiglione interamente dedicato al Vinitalybio. Ci sarà anche la presenza della Fivi, la Federazione dei vignaioli indipendenti, una novità per la fiera veronese. E non è finita: spazio anche alle migliori produzioni di olio, nell’ambito del Sol&Agrifood.
Raffaele Foglia
 

Vinitaly/2: Etichette da non perdere

Infinite le tappe da segnalare nella fiera scaligera. In Piemonte Fontanafredda si presenta con una nuova veste, Expo Oriented, tema della sostenibilità, progetto Vino Libero e i suoi protagonisti. Il Padiglione 7, D6 e D7 sarà animato dalle 13 aziende associate per attestare il lavoro in vigna simulando una vera cantina e facendo conoscere ai visitatori, attraverso un’esperienza sensoriale, l’autentico processo produttivo che porta alla realizzazione del vino.

Stesso padiglione, stand D4 da Cecchi e la nuova produzione di Merlot e il nuovissimo La Mora abbinato, lunedì 23 dalle creazioni di CristianoTomei del ristorante L’Imbuto di Lucca, solo su invito. Restiamo in Toscana con l’azienda di Massimo Ferragamo, Castiglion del Bosco al padiglione 9 C10.

Tra le aziende venete, è imperdibile la presentazione ufficiale delle nuove etichette Prime Uve della Distilleria Bonaventura Maschio al padiglione 6 C4, oltre alla celebrazione degli 80 anni del gruppo Santa Margherita, padiglione 4 B7, una tappa importante anche fuori dal Vinitaly, al Palazzo della Gran Guardia con Radio 24 si narreranno questi primi 80 anni attraverso immagini e brevi testi emozionanti.

Restiamo in Veneto e siamo da Zonin 1821, padiglione 4 F5. Questo Vinitaly segna l’esordio di Domenico Zonin nel ruolo di amministratore delegato di Zonin 1821 raccontando attraverso i propri vini un panorama enologico italiano espresso integralmente dalla forza imprenditoriale di questa famiglia veneta. Stesso padiglione per G.I.V., stand C4. Tappa in Valpolicella e non solo da Allegrini al padiglione 6 stand E5 con i vini delle loro tenute.
Cinzia Benzi
 

Vinitaly/3: Bollicine e tecnologia

Bollicine più che mai da Berlucchi al Palaexpo stand B/C15, le imperdibili novità di casa Zigliani senza scordare tappa in Trentino pad.3 da Cavit stand B3 e Ferrari stand C3.

La Calabria vede protagonista la cantina Ceraudo, padiglione 9 C13, che sarà tra i protagonisti del workshop Vino Bio Calabria martedì 24 marzo alle ore 15,30 PalaExpo, Pad. MIPAAF, area talk per raccontare le uve autoctone e la coltivazione biologica.

Ci spostiamo in Trinacria, al Feudo Principe di Butera Pad. 2 D64/E75 per degustare le nuove annate dal Deliella, Symposio per arrivare all’Insolia e al Syrah. Last but not the Least questa invenzione rivoluzionaria importata dalla famiglia Ceretto, nello spazio Enolitech – F1 sezione F ossia come aprire una bottiglia pregiata soltanto per un assaggio.

Si può fare attraverso il Coravin Wine Access System (foto) definito dal guru Robert Parker «L’invenzione più innovativa degli ultimi 30 anni per chi ama il vino». Una volta che il tappo viene rimosso da una bottiglia, il vino è esposto all'aria e quindi comincia la sua naturale ossidazione. Coravin lascia il tappo integro, un sottile ago cavo passa attraverso il sughero per raggiungere il vino mentre la bottiglia viene pressurizzata con argon, un gas inerte che si trova nell'aria che respiriamo e che i viticoltori utilizzano da molti anni.

La pressione dell’argon spinge il vino attraverso l'ago in modo che scorra nel bicchiere senza lasciare entrare ossigeno nella bottiglia. Una volta che l'ago viene rimosso, il tappo si risigilla naturalmente e il vino rimasto in bottiglia continua la sua evoluzione naturale.
CB
 

Summa, l'evento gioiello di Lageder

Dal 21 al 22 marzo Magrè (Bolzano) si anima dell’evento “green” per eccellenza lungo la strada del vino, un appuntamento singolare con produttori da tutto il mondo e aperto agli operatori di settore.

Il padre di Summa è Alois Lageder, un grande vignaiolo, proprietario dell’omonima azienda che vanta una tradizione nel vino da oltre 150 anni. Lageder è associato a Demeter dal 2004 e questa “comunità” presente ormai in cinque continenti, marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro, nonché i prodotti degli agricoltori che praticano le coltivazioni biologico-dinamica è il filo conduttore dei produttori invitati in questo posto fiabesco.

Il principio dell’ecosostenibilità è imprescindibile quando si parla di Summa. Le degustazioni si snodano nel palazzo rinascimentale del XVII secolo, Cason Hirschprunn dove gli amici produttori di Alois Lageder presenteranno gli ultimi millesimi delle loro cantine. Visita in giardino con tappa ristorativa d’obbligo.

In coda segnaliamo anche le altre consuete rassegne alternative a Vinitaly: Vini Veri a Cerea (Verona), salone di degustazione di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali, organizzata dal Consorzio Viniveri che si svolgerà dal 20 al 22 marzo nell’Areaexp “La Fabbrica”. E VinNatur, dal 21 al 23 marzo a Villa Favorita, una degustazione di vini naturali di 150 vignaioli da tutta Europa.
CB
 

Luce della Vite, ventesimo anniversario

La storia di Luce inizia a Montalcino, dall’incontro e dall’amicizia di due grandi interpreti della storia enologica contemporanea, Vittorio Frescobaldi e Robert Mondavi. Agli inizi degli anni Novanta i due decidono di creare una collaborazione tra due grandi famiglie del vino, con lo scopo di produrre a Montalcino un vino unico, espressione di due mondi e di due culture, fondendo la comune passione per il vino.

Nasce un blend inedito di Sangiovese e Merlot cui viene dato il nome di “Luce”: è proprio Margareth Mondavi a ideare questo nome, in omaggio a una giornata in cui un raggio di luce illuminava Montalcino dopo una forte temporale, ma soprattutto in omaggio al fiorire di una nuova vita. A fianco di Vittorio e Robert, sono coinvolti anche i rispettivi figli Lamberto e Tim, allora giovani enologi, entusiasti di entrare a far parte di un progetto che deve eccellere per qualità e innovazione.

Vendemmia dopo vendemmia, Luce, dal 1993, diventa protagonista della scena enologica internazionale. Dalla vendemmia 2004, con la fine della partnership con i Mondavi, è Lamberto Frescobaldi a seguire personalmente il progetto, dirigendone orientamenti produttivi, dalla vigna alla creazione dei blend di ogni annata.

Il 2015 è l’anno in cui Luce celebra la propria ventesima annata: la vendemmia 2012 segna la continuazione di un rapporto di amicizie, stime e collaborazioni nate 20 anni fa tra Lamberto Frescobaldi e Tim Mondavi: entrambi hanno, infatti, voluto firmare l’etichetta di questa vendemmia. Singolare la presentazione milanese dei venti millesimi incluso l’ultimo, il 2012, esposti in un tavolo rotondo a disposizione di 20 ospiti selezionati per uno scambio diretto di opinioni su un vino che ha davvero molto da raccontare.

Alla struttura e all’eleganza del Sangiovese, vitigno di grande tradizione toscana, i creatori di Luce decidono di affiancare la rotondità e la morbidezza del Merlot, in un equilibrio inizialmente paritetico. Oggi il blend varia in base all’annata e alla qualità delle uve, cui corrisponde un diverso apporto del legno che cambia in base all’uvaggio. Il 2012 è ancora un bimbo in fase di crescita mentre le vecchie annate, mature e ricche di equilibrata piacevolezza sono complesse e interessanti al tempo stesso. 1998 e ’99 esplosione di frutto con grande equilibrio, 2004 eleganza nel calice, 2007 ottimo e in evoluzione. L’ultimo millesimo si potrà degustare al Vinitaly padiglione 9 stand C5.
CB
 

Universo Negroamaro

Qualche settimana fa, si è tenuta a Milano un’interessante degustazione di Negroamaro, ma non solo, organizzata da DeGusto Salento e Onav. Aziende partecipanti: Agricola Vallone, Cantele, Cantine Due Palme, Castel di Salve, Castello Monaci, Conti Zecca, Michele Calò e figli, Rosa del Golfo, Severino Garofano, Tenute Rubino, Valle d’Asso, Vetrere e Paolo Leo.

Nota di merito va alla cantina Castel di Salve di Depressa di Tricase, in provincia di Lecce. Recuperata la vecchia cantina datata 1885, i due amici Francesco Marra e Francesco Winspeare la riaprono nel 1992. Ad oggi le etichette sono 9, 180mila le bottiglie prodotte. Hanno portato in degustazione il loro Santi Medici del 2013, un rosato Igt a base 100% Negroamaro, con affinamento in acciaio. L’Armécolo del 2012, blend di Negroamaro all’80% e Malvasia Nera di Lecce al 20, anch’esso con affinamento in acciaio e infine in bottiglia, forse ancora un pochino tannico. L’ultimo Negroamaro in purezza portato in degustazione era il “Cento su cento” del 2011. Si passa poi ai Primitivi: due “Cento su cento” primitivo in purezza, il primo del 2006, il secondo del 2012. Quest’ultimo perfetto, rosso rubino con un bel tannino morbido, entrambi con gradazione alcolica 15%.

Piccola squisitezza della serata, il Brut Rosè Metodo Classico “Rosa del golfo” delle cantine omonime di Alezio, in provincia di Lecce. Titolo alcolometrico volumico 12%, blend al 90% Negroamaro e 10% Chardonnay, fa 30 mesi sui lieviti. Il produttore mi racconta che ne producono circa dieci mila bottiglie l’anno e che sono stati quasi i primi a produrre il metodo classico fuori dalla zona “d’origine”, la Franciacorta. E ancora il Rosato del Salento Vigna Mazzì, dal nome della località in cui si trovano i vigneti, situati di fronte al Golfo di Gallipoli. Uve Negroamaro al 90% e Malvasia Nera Leccese al 10%, gradazione alcolica 13%, la sua particolarità è che passa sei mesi in legno di rovere bianco. Il loro rosato è uno dei più antichi: si vendemmia, infatti, dal 1938.

E ancora, il Portulano del 2010, Igt del Salento, per uvaggio Negroamaro. Il Primitivo del 2013 Rosso del Salento e la magnum di Quarantale del 2008, al 70% Negroamaro e 30% Primitivo; la scelta della bottiglia è perché a una degustazione questo formato mantiene meglio il vino. Quest’ultimo passa due anni in botte di rovere di Slavonia e in barriques, poi sei mesi in bottiglia.

Nota di merito ai rosati della cantina Michele Calò e figli: il Cerasa Rosato da uve Negroamaro, nome preso dal tipico colore rosato del Cerasuolo, che conta 14% di gradazione alcolica, e il Mjere Rosato, blend di Negroamaro e Malvasia Nera Leccese per 13,5% di alcool, entrambi del 2013. Particolarità del Cerasa è che il prodotto passa il 20% dei suoi 5/6 mesi di affinamento in piccole botti di rovere francese e un 80% in vasche d’acciaio inox.
Chiara Nicolini
 

Valle dell’Acate: non solo Frappato

Anteprima milanese, pochi giorni fa, a Palazzo Serbelloni per Valle dell’Acate, cantina siciliana guidata da Gaetana Jacono (foto)], anima pulsante di questa bella realtà situata nella costa sud-orientale dell’isola. Presentazione singolare dei nuovi millesimi di Zagra, Bidis, Il Frappato, Il Moro e il Cerasuolo di Vittoria docg ma anche interessanti novità sul tavolo, a partire dal nuovo ingresso dell’enologo Carlo Casavecchia, piemontese, uomo del vino che ha donato importanti impronte digitali enologiche, specie in Trinacria, terre e terroir che conosce bene.

Ecco le prime testimonianze nei calici con Il Frappato 2014 e Zagra 2014 (Grillo in purezza): entrambi i vini trasferiscono l’inizio di un nuovo percorso intrapreso per esaltarne la ricchezza di profumi e l’eleganza. Vini freschi, immediati, con un preciso equilibrio gusto-olfattivo. Chi conosce il Grillo, vitigno a bacca bianca, piuttosto diffuso in Sicilia, resterà rapito dall’esplosione di frutta al naso e in bocca oltre ad una reale persistenza all’assaggio, un calore armonico, piacevole nonostante l’imbottigliamento recente. Il Frappato colpisce per le note di rosa, viola e lampone stemperate da tannini morbidi seppur evidenti. Bravi!

Certo il Cerasuolo di Vittoria 2012 è la perfetta fusione dei vitigni Nero d’Avola e Frappato, uniti in blend con le rispettive percentuali di 60 più 40% e un invecchiamento in tonneaux di Borgogna. La cantina Valle dell’Acate si contraddistingue per il progetto 7 Terre per 7 vini proprio perché i vigneti sorgono su una superficie di 7 terreni molto diversi tra loro e nei calici queste caratteristiche si evidenziano eccome. Carlo Casavecchia e Gaetana Jacono affermano, all’unisono, che “I vini di Valle dell’Acate si fanno in vigna, ovvietà palese, tuttavia il nostro compito è di lavorare in sinergia per affermare quella finezza che renderà sempre “unico”, quel vino”. Al Vinitaly li troverete al padiglione 2, stand F94.
CB
 

Prosecco Colfondo: brutto ma buono

Brutto ma buono. E tutto da scoprire. Si chiama proprio così, “Il Brutt: Prosecco colfondo” e lo propone Montelvini. Si tratta di un Prosecco Superiore Asolo Docg, prodotto nella ristretta zona che circonda la cittadina di Asolo su terreni calcarei. Ma la vera curiosità è che di Brutto ce ne possono essere due versioni: una limpida, lasciando la bottiglia per due giorni in posizione verticale e poi scaraffando il vino stando attenti a non far cadere il fondo, e la seconda torbida, con la bottiglia che viene delicatamente agitata per fare in modo che i lieviti possano mischiarsi al vino.

Qual è la versione giusta? Nessuna delle due, a dire il vero. Si tratta di due Prosecchi diversi: il primo molto fresco e “leggero”, il secondo con maggiore spessore e, forse, più personalità. E forse con qualcosa in più “da dire”.

Per realizzarlo si utilizza la tecnica ancestrale: né metodo classico, né charmat. “È il vino di quando non esisteva tecnologia e chimica nella cantine – spiegano dalla Cantina Montelvini - Dopo la prima fermentazione il vino andava in letargo, per risvegliarsi con il tepore della primavera e riprendere la fermentazione in bottiglia. Ancora oggi lo imbottigliamo secondo tradizione, nei giorni che precedono la Pasqua, per consentire una lenta fermentazione naturale”.

Ed ecco la presenza dei lieviti: non viene eseguita la sboccatura o il filtraggio, ma i lieviti diventano parte integrante di un vino che stupisce. E ogni bottiglia è diversa: un’esperienza nuova, determinata anche dal periodo di permanenza dei lieviti nel vino. Se il Brutto in versione limpida è un vino più “semplice” (ma che non significa banale) e fresco, torbido diventa molto intrigante, più complesso e con un naso ampio, mantenendo sempre una grandissima bevibilità. Quale scegliere? A ognuno il suo. Basta che sia Brutto.
RF