Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
E’ sempre bello ricevere un pacco che capisci conterrà un libro. Mi piace aprirlo e scoprire che il contenuto supera di gran lunga il valore della busta e della spedizione, cosa che non accade sempre. Questa volta è andata bene: Piero Antinori, Tignanello Una storia toscana per Cinquesensi. Una storia che abbraccia almeno sette secoli.

Scrive il marchese Antinori nella lettera di accompagnamento: “Il libro ha voluto raccontare la genesi e il successo di un vino che, a partire dagli inizi degli anni ’70, ha segnato una svolta della nostra viticultura, essendo stato uno di quei protagonisti di quel movimento di ripensamento e rinnovamento del pensiero vitivinicolo, identificato oggi come Rinascimento del vino italiano.

“Attraverso le mie parole e una significativa selezione d’immagini, il libro racconta la mia personale testimonianza della storia di questo vino e del suo territorio”.

La prima versione di questo vino bandiera data 1971 “e in cantina è pronta l’annata 2012” mentre è in corso l’Esposizione Universale e Antinori ha buon gioco nel ricordare che “dal Medioevo all’Expo milanese del 2015 è un bel tratto di strada (…) mentre inizia a lavorare la ventisettesima generazione della mia famiglia”. La storia continua.

Paolo Marchi
 

Ife!, il vino delle donne per le donne

È un progetto di solidarietà tutta al femminile quello di Ife!, il vino delle donne creato da produttrici di talento per aiutarne altre nel mondo. Ife è una parola di origine africana, di semplice pronuncia. In yoruba, dialetto molto diffuso nella porzione occidentale del continente, significa amore. È un nome orecchiabile che esprime il valore del rispetto per la figura femminile.

L’etichetta mostra un doppio profilo di donna, in rappresentanza di due culture, quella italiana e quella del mondo africano ma il proposito è quello di raffigurare le donne di tutto il mondo. Il vino è dell’Oltrepò Pavese ed è firmato dalle imprenditrici dell’associazione “Tra le Terre”. Il progetto si sviluppa con un concetto biologico-vegano: nessun componente animale dalla vigna al vino. Mille le bottiglie prodotte per essere vendute, anche in Expo nello spazio Copagri, adiacente all’albero della Vita. Il ricavato è interamente devoluto a sostenere Kinabuti Fashion Initiative, un’associazione anch’essa no profit fondata da due giovani donne italiane con l’obiettivo di sviluppare progetti di sostenibilità in Nigeria.

Il vino è costituito da un uvaggio composto al 50% Pinot Nero, vinificato in bianco, e altrettanta percentuale di Chardonnay. Svela nel calice sentori immediati, freschi, una struttura intrecciata da note aromatiche che esalta sentori di banana e pesca.

A Identità Expo il vino sarà in assaggio nel corso delle lezioni domenicali della scuola di cucina, Arte Del Convivio, il 28 giugno alle ore 16.
Cinzia Benzi
 

Giv, Alma e formaggi romagnoli a Identità Expo

Nel palinsesto settimanale di Identità di Vino abbiamo ospitato il Gruppo Italiano Vini, fedeli partner d’Identità. A Expo hanno presentato i vini della tenuta Fontana Candida e il Frascati Superiore Docg 2014 Vigneto Santa Teresa, la siciliana Tenuta Rapitalà con il blend di nero d’avola e pinot nero, Nuhar 2013; il vino di montagna Nino Negri, Sassella Valtellina Superiore Docg 2011 Le Tense e per finire un didattico Amarone della Valpolicella Classico Doc 2009 Bolla Le Origini.

Grandi vini, in abbinamento a formaggi altrettanto originali, affinati dal signor Brancaleone, personaggio romagnolo che ha condotto spiegazioni perfette sulle sue creature casearie. Dal formaggio Trebbiano Rosso affinato con spugnature di vino con il Frascati, alla pasta filata di latte di pecora con il rosso siciliano, al formaggio di fossa e il Sassella mentre la conclusione è stato un trionfo con formaggio blu notte maturato con fave di cacao abbinato all’Amarone.

Gli abbinamenti orchestrati dagli studenti di Alma componevano sinfonie perfette per le papille, dimostrando ancora una volta che il Gruppo Italiano Vini produce nettari senza mai perdere di vista rigore, tipicità e sostenibilità.

Un buon esempio è il Nuhar che, dal 2007, attraverso una collaborazione con il professor Attilio Scienza dell’Università degli Studi di Milano ha permesso una monitorizzazione dei vigneti, posti a 550 metri sul livello del mare, con una resa produttiva limitata a 80 quintali d’uva per ettaro. I risultati sono nei calici: vini dal rapporto prezzo-qualità degno di nota e presenti fino al 31 ottobre nella carta vini del ristorante di Identità Expo.
CB
 

Su’entu: nuove linee nel vento di Sardegna

Su’entu, il vento, ha una nuova casa. L’azienda della famiglia Pilloni a Sanluri, in Sardegna, ha da pochi giorni (il 12 giugno) una nuova cantina, contemporanea ed arcaica, materica e spirituale. Disegnata intorno al patio ideale e ancestrale delle case mediterranee, con pietre fossili e materia viva, si apre poi con orgoglio sulle sognanti, soleggiate campagne del Medio Campidano.

Ma soprattutto è modellata dal vento. Un potente soffio vitale che parte dal mare, rapisce gli aromi, gli umori, si gonfia e si abbatte nel centro fertile della Sardegna. Su’entu arriva così in Marmilla, potente e fertile. Qui da sempre la terra è desiderosa di produrre: grano, legumi, frutta, viti. I romani la chiamavano così perché puntellata di colline coniche e gentili come mammelle. E come nutrita da seni primordiali questa ricca zona del Medio Campidano ha dato nutrimento alla civiltà nuragica, ai punici e il grano a Roma.

È stata l’Italia del dopoguerra, con le sue demenziali politiche industriali, a svuotare questa splendente campagna delle sue ricchezze. Una su tutte il vino. Terra da sempre vocata la viticultura, negli ultimi decenni ha quasi depauperato il suo capitale enologico. La cantina di Su’entu ha invertito la rotta. Ha cambiato il vento.

Invece di portare i capitali in qualche isola caraibica, l’imprenditore sardo Salvatore Pilloni ha deciso di investire nella sua terra. A pochi chilometri da Sanluri ha realizzato un’azienda vinicola con 32 ettari coltivati a vite. Adesso questi filari carichi di Bovale, Cagnulari, Cannonau, Monica, Mooscato e Vermentino, hanno una nuova casa. La nuova cantina è stata disegnata dagli architetti Mario Cascu e Francesca Rango, voluta da Salvatore Pilloni e guidata dalla figlia Valeria e governata dall’enologo Piero Cella. Ma a fine a farla da padrone è il vento. Su’entu.
Gianluca Biscalchin
 

Il Franciacorta, Cà del Vent e la sfida dell'Escluso

All’ultima edizione della Festa a Vico, al pranzo dei giovani talenti alla Torre del Saracino, Antonio Tornincasa, direttore commerciale della cantina Cà del Vént a Campiani di Cellatica in provincia di Brescia, ha presentato un Brut Pas Operé del millesimo 2011. Nome in etichetta: L’Escluso.

Se avessero chiesto a Massimo Bottura di dargli un nome, sarebbe stato qualcosa come Le bollicine che volevano diventare un Franciacorta. E non lo sono diventate e allora ecco spiegato il perché del nome: “Oggi nasce L'Escluso, vino spumante non idoneo a Franciacorta perché ritenuto troppo intenso e ricco secondo il modello Franciacorta”. Però un po’ come il calabrone che per peso, dimensioni e ali non potrebbe volare ma lui non lo sa e vola lo stesso, così noi andiamo oltre e lo beviamo lo stesso molto volentieri.
 

La Costa, quei vini sul lago di Como

Tante volte, di un'azienda vitivinicola (e non solo), noi giornalisti scriviamo: «Una promessa per il futuro». Ma tante volte non andiamo a vedere se le promesse vengono poi mantenute. L'azienda agricola La Costa di Perego (Lecco), ma anche tutto il consorzio dell'Igt Terre Lariane, sta dimostrando invece che le scommesse si possono vincere. Basandosi su una parola a noi tanto cara: identità. Che non significa correre dietro alle mode, cercare di scimmiottare acriticamente gli altri vini d'Italia, ma provare a percorrere la propria strada, senza cadere nella tentazione di percorrere scorciatoie.

L'idea è proprio quella: valorizzare un territorio per quello che può dare. Il territorio, per l'esattezza, è quello attorno al lago di Como e comprende le province di Como e di Lecco. Per essere ancora più chiari, ci troviamo nell'alto lago per quanto riguarda la provincia di Como, e sulle colline dell'area di Montevecchia, per il Lecchese.

Proprio qui troviamo Claudia Crippa, giovane enologa ma soprattutto appassionata, che sta guidando sia l'azienda agricola La Costa, sia il Consorzio a ottimi risultati, consapevoli delle proprie possibilità. «Siamo piccoli e dobbiamo crescere, facendo capire che ci sono delle potenzialità nel nostro territorio, date dal terreno, dai terrazzamenti, dal microclima». Il segreto di questa azienda, 12 ettari in totale, è proprio questo. «Vogliamo produrre un vino che abbia una propria identità, senza creare dei doppioni senza anima». Così ci troviamo a chiacchierare davanti a un bicchiere di Solesta, Igt Terre Lariane, 100% Riesling che, sì, si ispira ai grandi Riesling europei, ma che ha caratteristiche uniche date proprio dal territorio. Per questo risulta un vino vincente.

E questo discorso può essere traslato anche al San Giobbe, un Pinot Nero in purezza che affascina per la sua immediatezza e stupisce per le sue potenzialità di affinamento. Un analogo discorso meriterebbe anche la zona dell'altro lago.
Raffaele Foglia
 

Da Kaltern: due anime, un'identità

I ricchi e i poveri. Due mondi diametralmente opposti tra cui vive una tensione di fondo, un approccio alla vita a testa alta contro un sopravvivere, un procedere a testa bassa. Così almeno è quello che si crede. Poi avviene l'inaspettato, qualcosa vuole emergere dalla corrente e scrivere qualcosa di nuovo, un pezzetto di storia.

La Kellerei Kaltern è una realtà della zona del Lago di Caldaro in Alto Adige che ci era nota da tempo. Stradegna di nota, subito dopo aver preso in mano la nuova bottiglia che questa cantina ha voluto creare per rappresentare plasticamente e solidamente la propria identità, la Kaltern. Stesso nome della cantina, con l'obiettivo di comunicare, anche attraverso una bottiglia originale, l'unicità di una realtà composta da 400 soci conferitori e che interpreta con personalità 14 vitigni. Sia i tipici della zona - per prima la Schiava - che alcuni internazionali ormai da tempo perfettamente ambientati nel microclima lacustre.

Insomma, su questa nuova bottiglia il logo della cantina è ben visibile al centro, in rilievo. Un leone imperiale a fianco di un paiolo da polenta. Un simbolo nobile che svolge un'azione estremamente popolare. Da qui il nostro interesse a scavare un poco di più nella storia di questa cantina e scoprire che la Kellerei Kaltern nasce dalla fusione di due storiche cantine territoriali: la cantina dei contadini (Bauernkellerei) e la cantina del Giubileo, dell'imperatore Francesco Giuseppe.

Due anime che ora coesistono perfettamente. E nei vini e in questa nuova bottiglia, quasi modiglianesca, che unisce l'eleganza del collo allungato della renana alla solidità della borgognotta. Non chiamiamolo restyling. Perché non rappresenta solo l'esigenza di stare al passo con i tempi e di svecchiamento dell'azienda. Piuttosto è l'interpretazione materica della propria storia, un moto di orgoglio. Da cui anche il vino non potrà che trarne giovamento.
Martino Lapini
 

Elle a Tavola: il galateo del vino

Oggi, martedì 23 giugno a Identità Expo, ore 17, scatta il secondo appuntamento con gli esperti del galateo di Elle a Table che racconteranno regole e gesti per servire il vino in modo impeccabile: la scelta, la successione e soprattutto il servizio. In effetti o si ha l'opportunità di seguire un corso di sommellerie oppure c'è il rischio di trovarsi in imbarazzo di fronte alle regole del servizio o della scelta del calice giusto. Stappare e portare in tavola una "signora bottiglia" è questione di etichetta.

L'incontro con la sommelier Adriana Licciardello - organizzato in collaborazione con Italia del Vino Consorzio partner di Identità Expo - propone una interessante antologia di tutto ciò che andrebbe fatto o evitato al momento del servizio del vino e delle bevande in genere. Se l'armonizzazione del vino con la cucina richiede una certa esperienza, vi sono mille altri dettagli che possono fare la differenza a tavola. Come ci si comporta quando un ospite ci regala una bottiglia di vino e il menu è già stato definito? Quale è l'aperitivo migliore da servire in attesa che la compagnia non sia al completo? A ciascun vino il suo calice si sa, ma quale? Per un pranzo di 4 portate sono necessari altrettanti bicchieri, oltre a quello dell'acqua. Chi di noi saprebbe disporli correttamente sulla tavola senza batter ciglio? Come si stappa in modo corretto una bottiglia di spumante? Lo sapevate che nessun vino andrebbe versato prima che sia stato servito il primo piatto?

Una volta accertato il buono stato del vino, si serve da destra l'ospite di maggior riguardo quindi le altre signore, finendo con la padrona di casa. Seguono i signori, partendo dal più anziano.

La bottiglia si tiene rigorosamente dal basso e mai dal collo. Inoltre è necessario fare in modo che l'etichetta del vino sia sempre ben visibile, che la bottiglia non tocchi mai il calice e, roteandola lievemente sul proprio asse nel rialzarla, che non sgoccioli. Tutte cose risapute? Non proprio a giudicare da certe approssimative mise en place casalinghe (e non solo) e brindisi con il botto.