Wine Tip

Signature Kitchen Suite

Gentile {NOMEUTENTE}
Che fine-settimana per noi di Identità Golose: prima il Roma food&wine Festival all’interno di Eataly all’Ostiense, da domani a lunedì, quindi il cambio di chef a Stelle di Stelle da Harrods a Londra quando con il 1° dicembre Annie Feolde e Italo Bassi raccoglieranno il testimone da Gennaro Esposito.

La tre giorni romana è ampliamente trattata in questa newsletter, così ora ci tengo a ricordare quanto di ottimo avremo nella capitale inglese quando il menù curato dall’Enoteca Pinchiorri vedrà coinvolte da tre cantine del gruppo Allegrini. Con la casa madre veronese, ecco la San Polo di Montalcino e Poggio al Tesoro di Bolgheri. Stesse acque minerali, Acqua Panna e S.Pellegrino, con quest’ultima che con dicembre cambierà etichetta.

Questi invece gli abbinamenti tra cibi e vini a iniziare da aperitivo e amouse bouche, una Spuma di castagne, pancetta, pinoli e rosmarino bagnata da Ferrari Trento Doc Maximum Brut. Quindi il Polpo cotto nell'olio d'oliva con crema di zucca, perle di caffè e germogli di crescione e il Rosso di Montalcino Doc 2012 San Polo; l’Uovo affogato con tartufo bianco d'Alba e fonduta di Grana Padano e il Trento Doc Giulio Ferrari 2002; il Fusilli al ferretto con carciofi, scampi e polvere di liquirizia e nel bicchiere Birra Moretti La Rossa. Seguirà il Carrè d'agnello in crosta d'aglio e timo con polenta incatenata al cavolo nero e il Mediterra igt Toscana 2011 Poggio al Tesoro. Infine il dessert: Pane, cioccolato, olio e sale con nel bicchiere Recioto Giovanni Allegrini Docg 2010. Identità Roma, Londra, Mondo.

Paolo Marchi
 

Roma Food&Wine Festival 1/ le degustazioni

Conto alla rovescia per il Roma Food & Wine Festival, alla sua seconda edizione, in programma all'Eataly Roma da sabato 30 novembre a lunedì primo dicembre (sabato 29 e domenica 30 novembre dalle 11 alle 22; lunedì 1 dicembre dalle 11 alle 18). Come sempre offrirà la possibilità di assaggiare le preparazioni d’alta cucina di alcuni dei migliori chef italiani (vedi qui sotto), e insieme di degustare grandissimi vini, uno straordinario itinerario alla scoperta di 200 bottiglie – perlopiù italiane ma con qualche sconfinamento - che fanno parte della selezione 2014 del Merano WineFestival, garantite dunque da Helmuth Köcher, anima del “Merano” e ideatore con Paolo Marchi del primo Food & Wine Festival, quello milanese del 2011, dal quale sono discesi tutti gli altri.

Ci saranno inoltre due appuntamenti quotidiani con alcuni dei più autorevoli protagonisti del mondo del vino (e le loro bottiglie), raccontati da Köcher e Costantino Gabardi, esperto gourmet e degustatore internazionale. Sabato 29 novembre alle 15 si aprirà con il Custoza Superiore doc dell’azienda agricola Cavalchina: una verticale di 6 annate dal 2004 al 2013 dell’Amedeo. Alle 18 si passa al rosso piemontese, con la verticale di annate di Gaiun Martinenga, Barbaresco docg delle Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy, a guidare la degustazione sarà lo stesso Alberto di Grésy.

Domenica 30 alle 15 l’appuntamento è con il Lugana e in particolare la verticale di 6 annate di Molin Lugana dop dell’azienda Provenza-Cà Maiol. Ultima degustazione alle 18 con una verticale di Amarone Classico Allegrini, 6 annate dal 2000 al 2010. Biglietto in prevendita online qui e all'info point: 15 euro per un giorno di degustazione (solo vini) o 20 euro per un giorno di degustazione (vini + 1 piatto a scelta); 30 euro per i 3 giorni di degustazione, solo vini. La biglietteria è anche al 3° piano di Eataly, in piazza XII ottobre 1492, Roma, fermata metropolitana Roma Ostiense. Per altre info: romafoodandwine@magentabureau.it.
 

Roma Food&Wine Festival 2/ le cantine

Il Roma Food & Wine Festival sarà ancora una volta una splendida occasione per un invitante percorso alla scoperta della stretta e intrigante relazione che corre tra una ricetta e un buon bicchiere di vino. Ben duecento le etichette selezionate, il meglio dell’enologia nostrana (e non solo): quasi tutta la Penisola è presente, 15 le rappresentanze regionali.

L’Abruzzo propone Cantina Zaccagnini e Citra Vini; l’Alto Adige–Südtirol Kettmeir e Tenute Ritterhof; la Campania La Guardiense; l’Emilia Romagna Azienda Agricola Pupa, Cleto Chiarli e Tenuta Ferraia-Roberto Manara; il Friuli Venezia Giulia Le Vigne di Zamò, Marco Felluga-Russiz Superiore, Scubla Roberto, Tenuta Ca' Bolani, Torre Rosazza e Zorzettig; il Lazio Casale del Giglio e Omina Romana; la Liguria Cantine Lunae Bosoni; la LombardiaAz. Agricola Cavalchina,Costaripa, Monte Rossa, Monte Cicogna e Provenza-Cà Maiol; leMarche Cantina PS e Fulvia Tombolini; il Piemonte Borgogno, Brandini, Cantina Mosparone, Fontanafredda, Mirafiore, Palladino, Pico Maccario e San Romano; la Puglia Masseria San Magno e Vespa Vignaioli per Passione; la Sardegna Vigne Rada Alghero; la Sicilia Baglio di Pianetto, Battaglia Graziella Cantina Gurrieri, Calatrasi e Miccichè e Feudo Ramaddini; la Toscana Banfi, Certosa di Belriguardo, Feudi Ghibellini, Lamole di Lamole e Querciabella; il Trentino Cavit; il Veneto Albarossa, Allegrini, Astoria Vini, Carlo Ferragù, Casa Vinicola Sartori, Col Vetoraz Spumanti, Secondo Marco, Serafini & Vidotto, Vineyards V8+ e Zardetto Spumanti. Dall’estero, ecco invece gli austriaci di Weingut Schwarzböck; i georgiani di Nina Ananiashvili & Wine Art; gli sloveni di Zanut e i sudafricani di Allée Bleue Wines.

Tutte bottiglie di grande interesse per qualità e profilo sensoriale, che il pubblico potrà poi acquistare all’enoteca di Eataly. La partecipazione del produttore costituisce un motivo di interesse in più e l'occasione per approfondire la conoscenza di ogni singola etichetta, del produttore stesso e della sua filosofia.
 

Roma Food&Wine Festival 3/I cuochi e i piatti

Ci occupiamo qui, invece, della parte “food” del Rome Food & Wine Festival che si apre sabato a Eataly capitolino, quartiere Ostiense. Si parte sabato 29 dalle 12.30 alle 15 con un sestetto delle meraviglie: Cesare Battisti del Ratanà di Milano proporrà un piatto La coda alla vaccinara è caduta nel risotto; Viviana Varese di Alice dell’Eataly Smeraldo il suo Rosemary’s Ceci: crema di ceci al curry con calamaretti, olio all’estratto di rosmarino e brodo intenso di calamari. Infine, Cristina Bowerman, chef della Glass Hostaria di Roma un succulento Agnello & Carciofi. All’ora di cena, dalle 19.30 alle 22, Luciano Monosilio di Pipero al Rex sperimenta una proposta dagli echi lombardi, Polpette con polenta taragna; mentre Angelo Sabatelli dell’omonimo ristorante di Monopoli (Bari) invece rimane legato al Mediterraneo: Riso, patate e cozze “secondo il mio punto di vista”. Come pure Andrea Provenzani, che cucina a Il Liberty di Milano ma ha origini di Trinacria e impiatterà La mia Sicilia: cous cous allo zafferano, ricciola, pesto al finocchietto, limone candito e pistacchi, cipolla al marsala, latte di mandorla.

Domenica vedrà come protagonisti due dei maggiori chef italiani. A pranzo, stessi orari del sabato, ci sarà Massimo Bottura e un piatto tutto da scoprire, Il compromesso storico. Contemporaneamente sarà possibile degustare anche le Trenette pesto e patate di Enrico Panero del ristorante Da Vinci dell’Eataly Firenze, e poi la Zuppa di Plinio: zuppa di pesce locale con estratto di pino mugo e pinoli, proposta da Daniele Usai de Il Tino di Ostia Lido, Roma. La sera la superstar è Niko Romito, del Reale di Castel di Sangro con il suo Coniglio in scapece, ma vogliamo anche assaggiare l’Uovo in raviolo "San Domenico" con burro di malga, Grana Padano Riserva e tartufo bianco di Massimiliano Mascia, del San Domenico di Imola, e il Babà di Agostino Iacobucci de I Portici di Bologna.

Gran finale lunedì, solo a pranzo: Aurora Mazzucchelli del ristorante Marconi di Sasso Marconi impiatterà i suoi Tortelli di Grana Padano al profumo di lavanda, mandorle e noce moscata; Ugo Alciati del Guido di Serralunga d’Alba invece un Peperone quadrato al forno ripieno con tonno, acciughe e capperi di Salina; infine Fabio Pisani e Alessandro Negrini, giovani chef de Il Luogo di Aimo e Nadia a Milano, ci faranno gustare un Risotto Carnaroli Gran Riserva con rapa bianca al sale di Mothia, carvi e crema di tartufo bianco piemontese.
 

Sorpresa: il miglior Riesling è langarolo

Per un piemontese, anzi, un langarolo, andare a vincere un concorso di vini bianchi, in particolare di Riesling, in Alto Adige, è come essere riusciti a superare un tedesco sulla birra o uno scozzese sul whisky. Di certo, un avvenimento raro. E il premio, se possibile, diventa ancora più prezioso. È quello che è avvenuto di recente a Naturno, in Alto Adige, nel corso delle Giornate nazionali del Riesling.

Con il suo Langhe Doc Hérzu 2013, Sergio Germano ha vinto la medaglia d’oro, battendo in casa loro Himmelreich-Hof di Markus Fliri con il Südtirol Vinschgau Riesling Doc 2013 e Unterortl Castel Juval con il Südtirol Vinschgau DOC Riesling 2013 Castel Juval. Questo il podio prestigioso. Ma per l’azienda agricola Germano, cantina a Serralunga d’Alba e vigneti nel comune di Cigliè in Alta Langa (e non Alto Adige), ha fatto di più. In una retrospettiva che ha riguardato l’annata 2009, l’Hérzu ha battuto tutti un’altra volta.

Insomma, non è di certo solo fortuna, quella che ha portato Germano a conquistare non solo i premi, ma anche degustatori, appassionati, clienti, in Italia e anche all’estero. «Beh, forse qualcosa siamo capaci di fare» scherza lo stesso produttore langarolo, che dietro alla sua barba e a un aspetto un po’ burbero nasconde un animo solare. Tutto questo, senza dimenticare che le radice sono profonde in quella Serralunga, terra di grandi barolo. E nulla viene trascurato. Anche durante vendemmie difficili, come lo è stata l’ultima.

Difficile, ma non impossibile. «C’è gente – spiega ancora - che ha iniziato a dire che la vendemmia sarebbe stata terribile ovunque prima ancora che l’uva arrivasse in cantina. Questo non è giusto. E non è rispettoso del lavoro di chi, tutti i giorni, si sporca le mani nei vigneti. Certo, è un’annata difficile, ma non è tutto da buttare, anzi. Aspettiamo che si facciano i vini e poi diamo i giudizi». Parole sante. E vedremo se, tra un anno, l’Hérzu sarà ancora all’altezza degli altoatesini.
Raffaele Foglia
 

Toscani e un mondo di prodotti Toscani

Certo che se di cognome fai Toscani e anche vivi in Toscana, dopo essere nato e cresciuto a Milano, è quasi scontato che se lanci una linea di prodotti della terra la chiami iToscani. Però quel catalogo deve essere la vetrina di un mondo di qualità, senza sostanza un nome sta a zero.

E così ecco Oliviero Toscani presentarsi a inizio settimana a Milano, macchina fotografica a parte, con i suoi due vini, entrambi rossi, e i salumi prodotti con i suoi maiali di cinta, da lacrime il salame e il prosciutto (il grasso!). Quanto ai vini, uno è noto, bottiglia scura e il simbolo OT, con la T all’interno della O, che cambia colore, rosso, azzurro e giallo, come fossero tre vini diversi e invece è sempre lo stesso, Syrah, Cabernet Franc e Petit Verdot. Il secondo è una novità. Si chiama quadratorosso. L’annata 2012, in assaggio pochi giorni fa, vede un uvaggio di Syrah, Teroldego (primi in Toscana), Cabernet Franc e Petit Verdot, quest’ultimo eliminato con il 2013 a vantaggio del Terolgedo.

Nella foto: Oliviero Toscani con Paolo Parisi, l’uomo che dà del tu ai maiali, pure lui toscano di adozione (da genovese che era).
 

Emidio Pepe, 50 anni e una verticale

Pochi giorni fa una delle più celebri e pionieristiche realtà vinicole italiane ha festeggiato il mezzo secolo. Bob Dylan cantava “Forever Young” e non ci sarebbe colonna sonora più azzeccata per l’azienda Emidio Pepe che vendemmia i suoi 50 anni con uno spirito di attualità senza pari. Emidio Pepe in persona, nella sede di Torano Nuovo, provincia di Teramo, ha riavvolto il film della sua attività, assieme alla sua famiglia, per presentare il volume “Manteniamoci giovani”.

Più che un libro dei ricordi andrebbe definito come un hashtag in onore del capostipite, profeta dell’agricoltura biologica e della vinificazione “naturale”, passione trasmessa alle figlie Daniela e Sofia fino alla nipote Chiara da cui proviene la sintesi di un’azienda segnata da una profonda storia famigliare: «Nonno Emidio si occupa ancora dei vigneti, nonna Rosa decanta tutte le bottiglie prima di metterle in commercio, mia madre Daniela si occupa dell’amministrazione e dell’immagine dell’azienda, mia zia Sofia è depositaria del sapere enologico e cura la cantina. Io mi occupo dell’export, dei rapporti con l’estero».

Noi ci sentiremo un po’ parte di questa famiglia quando domenica 30 novembre al Mercato dei Vini dei Vignaioli indipendenti parteciperemo alla strepitosa verticale di Montepulciano d’Abruzzo Emidio Pepe in 6 differenti annate: 2010, 2007, 2003, 2001, 2000, 1983. Sofia Pepe racconterà le coraggiose scelte di famiglia e l’approccio responsabile alla terra mentre Saverio Petrilli della Tenuta Valgiano ci farà immergere nella longevità di questo rosso fuoriclasse.
Martino Lapini
 

Rallo e la lunga strada del Marsala

Il Marsala come metafora del Paese: prodotto di pregio e tradizione, al livello di bottiglie oggi ben più blasonate, ma rimasto attardato mentre il resto del mondo avanzava, in difficoltà sul mercato, incapace di rilanciarsi e rinnovare l’immagine nel rispetto della propria storia, schiacciato sulla “dimensione del tinello”: fermo all’idea di vino liquoroso retrò, col quale la nonna cucinava le scaloppine.

Urge rilancio, spiega Gaspare La Vela, enologo di quella Cantina Rallo che più di tutte si sta impegnano nell’impresa: di qualche giorno fa è la serata “Con Rallo tra le stelle”, sei grandi chef siciliani che a Roma, davanti a commensali illustri, hanno cucinato altrettanti piatti con il Marsala (il Soleras Vergine Riserva 20 anni) come componente o abbinamento, ne parleremo su identitagolose.it. «Gran bella iniziativa», commenta La Vela, che però non fa sconti: «Il percorso è lungo, il Marsala vive anni difficili. E le colpe sono nostre». Ossia del consorzio dei produttori: incapace di far promozione, di svecchiare l’immagine.

«Ma esiste anche un problema qualitativo, inutile nasconderlo», incalza l’enologo, dati alla mano: ogni anno sono immessi sul mercato circa 90mila ettolitri –produzione e consumo pro capite sono piuttosto costanti e il mercato di riferimento tutto italiano – dei quali solo il 5% può fregiarsi dell’appellativo “Vergine” (almeno 5 anni d’invecchiamento) e il 3-4% di quello “Riserva” (almeno 10 anni). Ossia: la grande maggioranza delle bottiglie non insegue le qualità. «Anni fa è stato anche cambiato il disciplinare e sono state autorizzate le creme al Marsala. Un disastro».

Ora si risalga la china. Rallo, per bocca dell’ad Andrea Vesco, rafforza il proprio impegno e prefigura anche Marsala più “innovativi”, si vedrà. Gli chef lo hanno proposto in piatti raffinati e come accompagnamento a tutto pasto. La Vela ne esalta la potenzialità come vino da meditazione o da aperitivo, ideale per abbinamenti di qualità: formaggi di carattere (pecorini, caciocavalli), cassata siciliana, cannolo… Una storia antica, con ancora tante pagine da scrivere.
Carlo Passera
 

Arundo, micro-gioiello di Sicilia

Potrebbe ricordare per assonanza una certa rotondità il nome di Arundo, blend di Alicante, Nero d’Avola e Frappato dell’azienda agricola Meridio, fondata dai due geologi Gaetano Luca e Gianni Salafia a Chiaramonte Gulfi, zona a forte vocazione (nel raggio di 12 km si va da Cantine Gulfi ad Arianna Occhipinti, da Cos a Terre di Giurfo, da Guglielmo Manenti a Poggio di Bortolone). Ma chi ha studiato un po’ di latino e/o botanica riconosce subito il nome scientifico della canna (arundo), anticamente usata in zona come supporto per l’alberello e recuperata dai due geologi chiaramontani nella mini-vigna gioiello di appena un ettaro.

A furia di fare perizie per case vinicole, la passione per la vigna ha messo radici: Gianni e Gaetano hanno bissato la società gelogica dando vita a Meridio. Lungi da loro, però, la tentazione di fare come tanti professionisti che acquistano la terra, assoldano l’enologo, discutono la grafica dell’etichetta, e poi dicono “il mio vino”. Loro invece sono letteralmente scesi in campo, lasciando basiti per la salda tenacia e l’inusitata resistenza Salvo Foti e i Vigneri, consulenti per le prime due vendemmie, 2011 e 2012. Solo concime naturale (letame di pecora), solo supporti naturali completamente biodegradabili (la canna, e la “liama” per legare la vite alla canna), solo rame e zolfo come trattamenti. Il risultato di tante fatiche è un frutto che conquista.

Nel 2012 la produzione è stata di 4mila bottiglie. Mentre scriviamo, i geologi vignaioli stanno per imbottigliare il 2013 e carezzano il progetto di realizzare a breve una cantina in proprio. E mentre in patria si stenta a ottenere attenzione e riconoscimenti, da New York e Hong Kong piovono ordini che minacciano di esaurire l’esiguo magazzino. Com’è possibile? «È passato a trovarci in vigna un signore di New York. La nostra storia e il nostro vino gli sono piaciuti così tanto che non sopportava di non poter bere Arundo a casa, e ha convinto un importatore». L’importatore ha un socio a Hong Kong…